Ugo Tognazzi, icona del cinema italiano, è stato anche un appassionato gastronomo, capace di trasformare la cucina in un’espressione artistica, a volte anche un po’ folle. La sua dedizione ai fornelli, raccontata attraverso libri e aneddoti, rivela un lato meno noto ma altrettanto affascinante della sua personalità. Per Tognazzi, infatti, cremonese di nascita, velletrano d’adozione, la cucina era un modo per esprimere autenticità. In un’intervista raccontò: “L’attore? A volte mi sembra di farlo per hobby“, sottolineando quanto la gastronomia fosse centrale nella sua vita.
La sua passione si concretizzò in tre libri di cucina, caratterizzati da ricette illustrate e un approccio ironico:
- L’abbuffone. Storie da ridere e ricette da morire (1974), che unisce aneddoti esilaranti a piatti creativi;
- Il rigettario. Fatti, misfatti e menù disegnati al pennarello (1977), un’opera dissacrante con illustrazioni autografe;
- Afrodite in cucina (1983), dove esplora la sensualità del cibo.
A questi si aggiunge Vademecum dei golosi, scritto con Sergio Saviane per L’Espresso, una guida culinaria ricca di spunti.

Il rapporto con la cucina si intrecciava con le sue relazioni personali. Tra i suoi più cari amici, infatti, c’era Benito Morelli, notissimo ristoratore, chef del celebre ristorante “Benito al Bosco” di Velletri, che raccontava di un Tognazzi curioso, capace di osservare ogni dettaglio in cucina:
“Quando andavamo a mangiare insieme, Ugo notava tutto, dal coltello al modo di servire”.
I due condividevano il sogno di aprire un ristorante, un progetto che non si realizzò mai a causa della morte dell’attore, scomparso nel 1990.
La cucina di Tognazzi rifletteva il suo spirito anticonformista, come dimostrato dalle cene pantagrueliche organizzate nella sua villa di Velletri, dove proponeva piatti audaci come carne di ippopotamo o balena. Celebre, dopo la vittoria dell’Italia al Mundial ’82, la preparazione di un risotto blu, in onore degli azzurri, che finì per intossicare gli ospiti. Non solo cibo, però, anche vino. La sua compagna di vita, Franca Bettoja, fondò una cantina, La Tognazza, che ancora oggi crea vini molto apprezzati.
A Velletri, dove Tognazzi viveva, l’azienda agricola di famiglia era notissima. Produceva anche olio, uova e pollame. Non era inusuale trovare i membri della famiglia Tognazzi, compresa la signora Bettoja, nei frantoi di zona, dove portavano i raccolti annuali di olive.