È stata eseguita in Giappone la condanna a morte di Takahiro Shiraishi, soprannominato dalla stampa internazionale il “Twitter Killer”. L’uomo era stato riconosciuto colpevole dell’omicidio e dello smembramento di nove giovani, per lo più donne, adescate sui social network tra agosto e ottobre del 2017. Shiraishi, 33 anni, era stato arrestato il 31 ottobre 2017 nel suo appartamento di Zama, nella prefettura di Kanagawa, dopo che la polizia aveva avviato un’indagine sulla scomparsa di una giovane donna. L’inchiesta portò a una scoperta agghiacciante: all’interno dell’abitazione furono rinvenuti resti umani appartenenti a nove persone, nascosti in contenitori refrigerati e scatole per attrezzi.
Secondo quanto emerso durante le indagini, Shiraishi utilizzava Twitter (da qui il soprannome) per entrare in contatto con persone vulnerabili, in particolare ragazze che avevano espresso intenti suicidari. Fingendosi solidale o offrendo di aiutarle a “morire insieme”, riusciva ad attirarle nel suo appartamento. Una volta lì, le uccideva per strangolamento, abusava dei loro corpi e ne smembrava i resti.
Le vittime avevano tra i 15 e i 26 anni. L’unico uomo tra loro era il fidanzato di una delle ragazze, che Shiraishi eliminò per impedirgli di denunciarlo. Gli omicidi furono commessi in un arco temporale di circa tre mesi.
Nel dicembre 2020, Shiraishi fu giudicato colpevole di tutti e nove gli omicidi e condannato a morte. L’uomo ammise pienamente le proprie responsabilità e rinunciò a presentare appello, rendendo definitiva la sentenza già nel gennaio 2021.

L’esecuzione è avvenuta per impiccagione nel carcere di Tokyo, secondo la prassi giapponese che non prevede la comunicazione anticipata né al condannato né ai familiari. La notifica avviene solo il giorno stesso, poche ore prima. È stata la prima esecuzione in Giappone dal 2022 e la prima sotto il governo del premier Shigeru Ishiba, in carica dall’ottobre 2024.
Il Giappone è uno dei pochi Paesi industrializzati dove la pena di morte è ancora in vigore e goda di ampio sostegno popolare. Secondo un sondaggio del Ministero della Giustizia, oltre l’83% della popolazione si dichiara favorevole alla sua applicazione nei casi più gravi. Tuttavia, diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno criticato la segretezza e la modalità con cui le esecuzioni vengono condotte, definendole disumane e psicologicamente devastanti per i detenuti.
Attualmente, circa un centinaio di persone si trovano nel braccio della morte in Giappone. Almeno 49 di loro hanno fatto richiesta di revisione del processo, un meccanismo che rallenta notevolmente l’esecuzione della sentenza.