La Statua della Libertà, simbolo universale di libertà, è una delle opere più celebri al mondo, donata dalla Francia agli Stati Uniti nel 1875 per celebrare l’alleanza durante la Rivoluzione Americana. Progettata dallo scultore francese Frédéric-Auguste Bartholdi, l’opera, intitolata ufficialmente Liberty Enlightening the World, rappresenta una figura femminile coronata che solleva una torcia e regge una tavoletta con la data della Dichiarazione d’Indipendenza (4 luglio 1776). Ma dietro questa icona si cela una donna reale? Diciamo di sì, anche se non in maniera letterale. Negli anni ’50 dell’Ottocento, Bartholdi visitò l’Egitto, rimanendo profondamente colpito dai colossi di Memnone, statue alte 21 metri raffiguranti il faraone Amenofi III.
Questi monumenti, descritti da Bartholdi come incarnazioni di un’eterna maestà, ispirarono la sua passione per la statuaria gigantesca. Nel 1869, propose al khedive egiziano Ismāʿīl Pasha una scultura per celebrare l’apertura del Canale di Suez, simbolo di progresso culturale. Il progetto, intitolato Egypt Carrying the Light to Asia, raffigurava una donna fallāḥ, una contadina egiziana, vestita con abiti tradizionali e con una torcia sollevata, simbolo di luce e progresso. La figura, pensata come faro, avrebbe illuminato il canale, incarnando l’Egitto e il suo ruolo di ponte tra Europa e Asia.

Il progetto non fu realizzato a causa dei costi elevati e delle difficoltà finanziarie dell’Egitto, ma quell’immagine femminile maestosa ed accogliente rimase nella testa di Bartholdi. Così, quando gli fu commissionata l’opera decise di attingere a quegli schizzi.
Tra il 1870 e il 1871, rielaborò il design per la Statua della Libertà: l’abito egiziano divenne una tunica greca, la luce si spostò dalla testa alla torcia e una corona sostituì il copricapo, ma la posa e il simbolismo rimasero intatti. Quindi, possiamo dire che è stata una donna umile ma piena di coraggio, una fallāḥ egiziana, il modello concettuale della statua.
La scelta di una figura femminile non fu casuale. Bartholdi si ispirò alla tradizione classica di personificare valori e nazioni attraverso donne, come la Marianne francese o la Nike, simbolo della Vittoria. Regalando all’umanità un’opera d’arte dedicata a un’idea di pace e di accoglienza.