Non ci serve? Eppure compriamo quell’arnese o quella meravigliosa sciarpa verde che abbiamo visto nel negozio. Perché alla fine non si sa mai. E in fondo non facciamo male a nessuno. Ebbene, questo schema d’azione è un fenomeno psichico studiato da secoli: l’effetto Diderot. Il concetto prende il nome dal filosofo francese Denis Diderot, vissuto nel XVII secolo. Diderot, co-fondatore dell’Encyclopédie, non era particolarmente ricco fino a quando l’imperatrice di Russia Caterina la Grande non acquistò la sua biblioteca, fornendogli un capitale inaspettato.
Tra i primi acquisti del filosofo vi fu una vestaglia scarlatta di straordinaria bellezza. Tuttavia, questa veste creò un problema inaspettato: sembrava completamente fuori posto rispetto al resto dei suoi averi. Nelle parole dello stesso Diderot, “non c’era più coordinamento, non più unità, non più bellezza“. In poche parole, era disarmonica. Questa dissonanza lo spinse ad acquistare nuovi oggetti che si aggiustassero lo squilibrio, innescando una spirale di consumo che lo portò a comprare molto più di quanto inizialmente pianificato.

L’effetto Diderot rappresenta solo uno dei diversi fattori psicologici che spingono all’acquisto di oggetti inutili. Gli esperti identificano diverse motivazioni:
La ricerca di gratificazione immediata: l’atto dell’acquisto genera una scarica di adrenalina e dopamina, creando una sensazione temporanea di piacere e soddisfazione.
L’illusione della sicurezza: molti consumatori associano inconsciamente il possesso di oggetti a una maggiore sicurezza emotiva e stabilità personale.
L’identificazione sociale: nella società contemporanea, gli oggetti posseduti vengono spesso percepiti come estensioni dell’identità personale e strumenti di comunicazione sociale.
La falsa promessa di felicità: esiste la convinzione errata che l’acquisizione di nuovi beni possa portare a un miglioramento duraturo del benessere personale.
L’epoca attuale è caratterizzata da un consumismo pervasivo, dove l’acquisto per il piacere dell’acquisto è diventato normalizzato. La combinazione tra l’effetto Diderot e la pressione sociale crea un circolo vizioso: si acquistano oggetti per soddisfare bisogni immaginari, convinti che possano aumentare il livello di felicità o realizzazione personale.
In realtà, si tratta di un’illusione che porta solo a un accumulo di beni inutilizzati. Nei casi più gravi di acquisto compulsivo, dunque, sarebbe sempre bene parlarne con un terapeuta. E capire così cosa sia alla base di questa urgenza. Altrimenti, fermarsi prima di strisciare la carta e chiedersi se davvero la trentesima maglia a righe serva, può essere utile.