L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno finalmente raggiunto un’intesa commerciale decisiva. Trump e Von der Leyen hanno confermato un accordo con dazi al 15%, evitando la minaccia di tariffe al 30% che incombeva dal primo agosto 2025. Il “Patto di Turnberry”, siglato durante l’incontro in Scozia tra il presidente americano Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, stabilisce una tariffa base del 15% per la maggior parte delle merci europee dirette negli Stati Uniti. Questa percentuale rappresenta un compromesso significativo rispetto alle minacce iniziali di Washington.
I settori principali interessati comprendono prodotti meccanici, macchinari industriali, alimentari e moda. Per l’automotive, attualmente colpito da dazi al 27,5%, è prevista una riduzione, mentre resta incerta la posizione del comparto farmaceutico. Le medicine potrebbero mantenere il 15%, ma specifiche indagini di sicurezza nazionale potrebbero modificare questa situazione nel prossimo futuro.
Alcuni comparti rimangono esclusi dall’accordo generale. Acciaio e alluminio restano fuori dai negoziati, mantenendo le tariffe attuali del 50%, anche se si prospettano futuri meccanismi di quote per alleggerire l’impatto.

Al contrario, diversi settori beneficiano di esenzioni complete. La componentistica aerea, alcuni farmaci generici, macchinari per microprocessori, materie prime critiche e specifici prodotti agricoli non subiranno alcuna tariffa su entrambi i fronti atlantici. Possibile anche l’esenzione per i superalcolici, mentre il vino rimane escluso da questo trattamento preferenziale.
L’Unione Europea si impegna ad azzerare le proprie tariffe già ridotte sui prodotti americani e a incrementare significativamente gli acquisti di energia e armamenti statunitensi. Le stime parlano di investimenti per 750 miliardi di dollari in tre anni nel settore energetico, con particolare focus sul gas naturale liquefatto per ridurre definitivamente la dipendenza dal metano russo.
Parallelamente, sono previsti investimenti europei negli Stati Uniti per 600 miliardi di dollari, rafforzando i legami economici transatlantici e creando nuove opportunità di collaborazione industriale.
Le conseguenze dell’accordo non saranno uniformi across Europa. L’Irlanda risulta il Paese più esposto, con il 13% dell’occupazione legata ai settori interessati dai dazi americani, principalmente chimica, agroalimentare e servizi di riparazione. L’Italia segue con un’esposizione dell’11%, concentrata su automotive, moda e farmaceutica, settori tradizionalmente forti del made in Italy.
Germania e Francia si attestano intorno al 9% di esposizione, distribuita su diversi comparti tra cui auto, beni industriali e prodotti di lusso. Queste percentuali rappresentano la quota di posti di lavoro nazionali direttamente collegati alle esportazioni verso il mercato americano.