Il sogno di viaggiare verso altri sistemi stellari ha fatto un passo avanti significativo. Qualche settimana fa, per la precisione il 23 luglio 2025, l’Initiative for Interstellar Studies ha annunciato i vincitori del concorso di design Project Hyperion, una sfida globale che ha chiamato team interdisciplinari a immaginare astronavi generazionali per un viaggio di 250 anni verso Proxima b. La notizia? È stato un team italiano ad aggiudicarsi la “competizione”. Lanciato il 1° novembre 2024, Project Hyperion ha coinvolto architetti, ingegneri, antropologi e urbanisti internazionali in una competizione dal valore di 10.000 dollari. L’obiettivo era ambizioso: progettare habitat spaziali capaci di sostenere una società in un ambiente altamente limitato nelle risorse durante un viaggio interstellare secolare.
Le squadre partecipanti dovevano affrontare una delle sfide più complesse mai poste all’ingegno umano. Ogni proposta doveva garantire l’abitabilità per circa 1.000 persone attraverso i secoli, con gravità artificiale ottenuta tramite rotazione e sistemi di supporto vitale robusti per cibo, acqua, rifiuti e atmosfera.
Il team italiano Chrysalis, guidato da Giacomo Infelise, Veronica Magli, Guido Sbrogio, Nevenka Martinello e Federica Chiara Serpe, ha conquistato il primo posto con un design tanto audace quanto funzionale.
La loro astronave misura 58.000 metri di lunghezza e 6.000 metri di diametro, con una massa totale di 2,4 miliardi di tonnellate metriche. La struttura modulare cilindrica minimizza la sezione frontale, riducendo il rischio di collisioni con micrometeoriti e stress strutturali durante le fasi di accelerazione.

Il cuore dell’habitat presenta una struttura rotante coassiale con livelli annidati: dalla produzione alimentare agli spazi comuni, dalle abitazioni ai giardini. Al centro dell’astronave si trova il Cosmo Dome, che permette ai passeggeri di osservare il cosmo mentre si rilassano in bassa gravità.
La squadra polacca WFP Extreme, proveniente dalla Facoltà di Design Industriale di Cracovia, ha sviluppato un concept centrato sulle dimensioni culturali e sociali del viaggio interstellare, piazzandosi al secondo posto.
La loro astronave è composta da un nucleo centrale e due anelli controrotanti di 500 metri di diametro ciascuno, contenenti quartieri residenziali, spazi di lavoro e aree sociali divise in sei quartieri. Il design è stato elogiato per l’eccellenza complessiva e l’attenzione particolare agli spazi spirituali e all’abbigliamento personalizzato dell’equipaggio.
Il team guidato dal Dr. Philip Koshy della McMaster University, terzo, ha presentato una proposta ispirata alla natura, basata sui tratti evolutivi delle meduse.
Il loro design utilizza un guscio asteroidale a forma di campana che funge da scudo contro radiazioni e impatti, dotato di tecnologie auto-rigeneranti e robot di superficie per riparazioni continue. La propulsione ionica pulsata imita il movimento delle tentacole delle meduse, mentre uno sciame di droni collegati fornisce manovre di navigazione.
Sì, ma cosa sono le le astronavi generazionali? Si tratta di un concetto affascinante su cui si è costruita parte della fantascienza moderna. In pratica, delle astronavi “mondo” che scorrazzano tra le stelle una parte della popolazione terrestre per verificare la possibilità di colonizzare altri pianeti. Già nel 1918, Robert H. Goddard propose “The Ultimate Migration”, immaginando equipaggi in animazione sospesa alimentati da energia atomica. Negli anni successivi, pionieri come Konstantin Tsiolkovsky e J.D. Bernal svilupparono l’idea di “Arche di Noè” autosufficienti per viaggi millenari.
Negli anni ’60, il Dr. Robert Enzmann fornì la descrizione più dettagliata di un’astronave generazionale: un veicolo di 600 metri che avrebbe ospitato 200 persone iniziali, utilizzando combustibile al deuterio e reazioni di fusione per raggiungere velocità relativistiche.
Tutti i progetti vincitori dovevano dimostrare come raggiungere una velocità massima del 10% della velocità della luce, necessaria per arrivare al pianeta abitabile più vicino, Proxima b, situato a circa 4,25 anni luce dalla Terra, in circa 250 anni.
Sebbene il concorso si sia concluso, Project Hyperion rappresenta solo l’inizio di un percorso che potrebbe portare l’umanità a diventare una specie multiplanetaria. Sembra di essere in un episodio di Star Trek, insomma.