Il 14 agosto 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, il governo italiano guidato da Pietro Badoglio dichiarò Roma “città aperta”. Questo termine, radicato nel diritto internazionale, indicava una città che rinunciava a difese militari per proteggere la popolazione e il patrimonio culturale da attacchi e distruzioni. L’obiettivo era evitare che Roma, con il suo inestimabile valore storico e la presenza del Vaticano, continuasse a essere teatro di bombardamenti
La decisione arrivò dopo eventi drammatici. Il 19 luglio 1943, un bombardamento alleato aveva colpito quartieri come San Lorenzo, causando migliaia di morti e feriti. Per scongiurare altre tragedie, il 31 luglio il ministro degli Esteri Raffaele Guariglia informò il Vaticano della volontà di dichiarare Roma “città aperta”. La Santa Sede trasmise la comunicazione ai governi di Londra e Washington il 13 agosto, quando la città fu bombardata una seconda volta (nella zona di San Giovanni). Il giorno successivo, l’Italia annunciò ufficialmente la smilitarizzazione della capitale: batterie antiaeree furono silenziate, comandi militari spostati e l’uso delle ferrovie per scopi bellici interrotto.
Tuttavia, la dichiarazione fu unilaterale, cioè non concordata con le potenze belligeranti, e questo ne limitò l’efficacia. Secondo le norme internazionali, come la Convenzione dell’Aia del 1907, una città aperta doveva essere priva di forze armate e attività militari, condizioni che l’Italia cercò di rispettare. Ma i tedeschi, allora alleati, non riconobbero l’impegno, mantenendo truppe a Roma. Gli Alleati, considerando la presenza tedesca, rifiutarono di accettare lo status e bombardarono la città altre 51 volte fino alla liberazione del 4 giugno 1944.
La proclamazione di Roma come “città aperta” aveva un significato profondo: era un tentativo disperato di proteggere la popolazione e il patrimonio artistico, ma si scontrò con la realtà della guerra. L’occupazione nazista, iniziata dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, portò rastrellamenti, deportazioni e l’eccidio delle Fosse Ardeatine, orchestrato da Herbert Kappler ed Erich Priebke. La dichiarazione, pur nobile, non risparmiò Roma dalle sofferenze.
Questo episodio storico ispirò, tra le altre cose, il capolavoro di Roberto Rossellini, Roma città aperta (1945), che racconta la resistenza e il dolore della capitale.