Una ricerca giapponese ha svelato un comportamento tanto sorprendente quanto sistematico: le berte facciabianca, uccelli marini del Pacifico occidentale, evacuano esclusivamente durante il volo, mai mentre galleggiano sull’acqua. Questa abitudine, documentata per la prima volta in modo scientifico, nasconde meccanismi biologici ed ecologici di notevole importanza.
Il ricercatore Leo Uesaka dell’Università di Tokyo stava studiando i movimenti delle zampe durante il decollo dall’acqua, utilizzando piccole telecamere orientate verso il basso montate sul ventre degli uccelli. L’obiettivo originale era tutt’altro, ma le riprese hanno rivelato una realtà inaspettata: gli animali defecavano costantemente durante il volo, rendendo impossibile ignorare questo fenomeno.

Analizzando 35 ore di filmati di 15 esemplari, i ricercatori hanno documentato che questi uccelli evacuano ogni 4-10 minuti, circa cinque volte all’ora, perdendo il 5% della loro massa corporea ogni sessanta minuti. Ogni individuo sembra seguire un ritmo personale preciso, suggerendo un meccanismo fisiologico altamente regolato.
Gli uccelli spesso defecano immediatamente dopo il decollo e, in alcuni casi, si alzano in volo dal mare esclusivamente per evacuare, per poi rituffarsi nell’acqua nel giro di un minuto. Questo comportamento indica una strategia deliberata piuttosto che una coincidenza casuale.
Ogni ora, questi uccelli rilasciano circa 30 grammi di escrementi, una quantità considerevole se rapportata alle loro dimensioni. La regolarità temporale suggerisce un controllo biologico sofisticato, paragonabile agli orologi interni che regolano altre funzioni vitali.
Gli scienziati ipotizzano diverse spiegazioni per questo comportamento insolito. La defecazione aerea potrebbe aiutare gli uccelli a mantenersi lontani dalle feci che possono contenere agenti patogeni come l’influenza aviaria, rappresentando una strategia igienica evolutiva.
Inoltre, volare potrebbe facilitare meccanicamente l’evacuazione rispetto alla posizione galleggiante. Dal punto di vista ecologico, questo comportamento ha implicazioni significative: gli escrementi degli uccelli marini sono particolarmente ricchi di azoto e fosforo, suggerendo che potrebbero fertilizzare involontariamente le acque costiere. Insomma, una “pioggia” costante di nutrienti sull’oceano aperto che stimola la crescita del fitoplancton, che è alla base della catena alimentare marina.
Esiste però un rovescio della medaglia, considerando che l’influenza aviaria si sta diffondendo tra la fauna selvatica e può propagarsi attraverso le feci. Comprendere i meccanismi di dispersione degli escrementi diventa quindi cruciale per studiare la trasmissione delle malattie.
Il ricercatore Uesaka sospetta che altri uccelli marini con stili di volo simili, come gli albatros, potrebbero condividere questa stessa tendenza. La scoperta apre nuove prospettive di ricerca sui comportamenti degli uccelli marini e sul loro ruolo negli ecosistemi oceanici.
Questa ricerca, pubblicata su Current Biology, dimostra come osservazioni apparentemente banali possano rivelare meccanismi biologici complessi e interconnessioni ecologiche fondamentali.