Un episodio di profanazione senza precedenti (fino a ora) ha scosso la Basilica di San Pietro, spingendo papa Leone XIV a ordinare con urgenza un rito penitenziale riparatorio. Venerdì scorso, un turista ha urinato sull’altare maggiore della Confessione, il luogo più sacro della cristianità cattolica, spogliandosi davanti a pellegrini e turisti prima di essere bloccato dal personale di sicurezza.
La reazione del Pontefice non si è fatta attendere. Durante un incontro privato con il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica vaticana, descritto da fonti vicine al Papa come “a dir poco tempestoso”, Leone XIV ha manifestato la sua profonda costernazione e ha imposto la celebrazione immediata di un rito di riparazione per restaurare la santità del luogo e chiedere perdono a Dio per l’ingiuria subita.
Il rito penitenziale è stato finalmente celebrato ieri intorno alle 12:30, con la Basilica temporaneamente chiusa ai fedeli. La cerimonia ha incluso l’aspersione con acqua benedetta di navate e altare, accompagnata dalla recita di preghiere e salmi penitenziali. Secondo quanto riportato dal sito “Silere non Possum”, il cardinale Gambetti avrebbe inizialmente indugiato nell’eseguire l’ordine pontificio, che prevedeva l’esecuzione del rito nel primo giorno feriale disponibile dopo l’accaduto.

L’altare della Confessione rappresenta il cuore pulsante della cristianità. Si trova esattamente sopra la tomba di Pietro, primo apostolo e primo Papa, e solo il Pontefice può celebrarvi la Messa. Il celebre baldacchino del Bernini lo sovrasta, mentre sulla cupola sovrastante corre la scritta evangelica: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli Inferi non prevarranno su di essa”. La violazione di questo spazio assume quindi un significato particolarmente grave per i cattolici di tutto il mondo.
Non si tratta purtroppo di un caso isolato. È la terza volta in poco più di due anni che la Basilica viene offesa da atti sacrileghi. Il primo giugno 2023, un giovane era salito completamente nudo sull’altare maggiore mostrando sul corpo una scritta per chiedere di salvare i bambini ucraini. Successivamente, il 7 febbraio 2025, un uomo proveniente dalla Romania si era scagliato sullo stesso altare urlando frasi oscene e gettando a terra sei candelabri ottocenteschi. Per quest’ultimo episodio, avvenuto quando era ancora in vita papa Francesco, la riparazione non sarebbe stata celebrata.
La Chiesa cattolica prevede protocolli precisi nei casi di oltraggio ai luoghi sacri. Secondo il Codice di Diritto Canonico, quando si verificano atti osceni, sacrileghi, blasfemi o violenti in un luogo consacrato, è d’obbligo procedere con un rito di riparazione. Nei casi più gravi, il luogo può dover essere addirittura riconsacrato.
Il rito può assumere diverse forme a seconda della gravità dell’atto e delle disposizioni ecclesiastiche. Oltre alla Messa con specifica intenzione riparatoria, come nel caso di San Pietro, si può procedere con adorazione eucaristica accompagnata da preghiere al Sacro Cuore di Gesù, recita di rosari e litanie, il Te Deum e il Miserere. L’aspersione con acqua benedetta è sempre presente per purificare simbolicamente lo spazio violato.
L’autore del gesto sacrilego risulta tuttora in stato di fermo presso gli uffici della Gendarmeria vaticana. Non essendo stata ancora rivelata la sua nazionalità, non è chiaro se verrà consegnato agli organi di polizia italiana o di altro Paese. Le autorità vaticane stanno valutando le conseguenze legali del caso.
Esiste un precedente storico nella Basilica, seppur di natura molto diversa. Nell’agosto del 1999, un pensionato arrivato da Bari si suicidò all’interno di San Pietro sparandosi un colpo di pistola davanti a centinaia di fedeli. In quella tragica circostanza, le autorità vaticane optarono per la pietà verso il defunto, comprendendo la situazione di profonda depressione dell’uomo. Non decisero quindi per una riconsacrazione formale, che pure sarebbe stata possibile trattandosi di un fatto di sangue, ma solo per un rito di riparazione celebrato durante la messa vespertina del giorno successivo, durante la quale furono recitate anche preghiere per la remissione dei peccati e l’anima del suicida.