Mentre frotte di esseri umani piangono per la chiusura di MTV, ci sono alcuni reperti interessanti della storica emittente musicale americana che emergono in queste ore. Per esempio, nel 1985 il padre della pop art Andy Warhol era il conduttore del programma intitolato Andy Warhol’s 15 Minutes of Fame in riferimento alla sua celebre citazione alla rivista Time negli anni Sessanta. Il bello è che lo show offriva in realtà trenta minuti di contenuti, non quindici, in un flusso di coscienza televisivo che anticipava di decenni lo stile frammentato dei social media.
Non era la prima incursione di Warhol nel piccolo schermo. Nel 1979 aveva già esplorato il mondo della moda per Manhattan Cable Network con un programma chiamato Fashion, poi diventato all’inizio degli anni Ottanta in Andy Warhol’s TV. Ma la sua presenza su MTV aveva qualcosa di epocale. Per cominciare, non trasmetteva video musicali, una rarità assoluta per MTV in quegli anni, prima che la rete venisse inghiottita dalla reality TV.
Il primo episodio, andato in onda nel gennaio 1985, stabilì immediatamente il tono da fever dream televisivo. Debbie Harry dei Blondie annunciò il tema della puntata: “Sesso, verdure, fratelli e sorelle”.
L’episodio includeva una visita al Pyramid Club di New York, un montaggio celebrativo delle copertine storiche della rivista Interview di Warhol, e camei casuali della scrittrice Tama Janowitz e dei figli di Frank Zappa, Moon Unit e Dweezil. In un momento memorabile, Warhol consigliò persino a Jerry Hall di lasciare l’allora marito Mick Jagger per fare la groupie dei Curiosity Killed the Cat, una boyband emergente di blue-eyed soul per cui avrebbe poi diretto il video del singolo “Misfit”.
Il rapporto tra Warhol e MTV non si limitava a 15 Minutes. Nel 1984 aveva diretto il video per “Hello Again” dei Cars, apparendo anche in un cameo come barista. Diresse anche il promo per “True to You” di Ric Ocasek, fu fotografato accanto a Grace Jones agli MTV Video Music Awards del 1986 prima di apparire nel suo video “I’m Not Perfect (But I’m Perfect For You)”, e applicò la sua magia pop art a un’immagine di Buzz Aldrin che camminava sulla luna, la stessa che il canale aveva appropriato per lanciare il proprio giant leap for mankind.
Il gran finale vantò un cast stellare: un’intervista con una Courtney Love relativamente sconosciuta, allora più nota per la sua apparizione nello spaghetti western Straight to Hell che come dea del grunge, e i Ramones che analizzavano criticamente il panorama rock moderno prima di eseguire “Bonzo Goes to Bitburg”, la loro protesta anti-Reagan.
Tragicamente, quella performance venne accompagnata da filmati commemorativi del suo creatore. Fu proprio durante le riprese di 15 Minutes che Warhol venne portato d’urgenza al New York Hospital per un intervento chirurgico alla cistifellea. Il giorno seguente, l’uomo che aveva rivoluzionato il mondo dell’arte, il concetto di celebrità e, in misura minore, il talk show televisivo, morì all’età di 58 anni.
In quei cinque episodi caotici e irripetibili, Warhol riuscì nell’impresa di trasformare il format televisivo in arte performativa, dimostrando ancora una volta che i suoi celebri quindici minuti di fama potevano moltiplicarsi all’infinito, lasciando un’eredità che continua a influenzare la cultura visiva contemporanea quattro decenni dopo.