Dalla Cina con furore, film del 1972 interpretato da Bruce Lee, finisce con Chen che, dopo aver sgominato i rivali giapponesi uno ad uno, ed essersi consegnato alle autorità giapponesi per l’omicidio di Wu, viene investito da una selva di colpi d’arma da fuoco sparati da una schiera di soldati giapponesi armati non appena uscito dalla scuola. Nell’ultima inquadratura del film, la sorte di Chen non viene mostrata, ma è possibile udire il rumore di una raffica di colpi di pistola.
Giunto alla scuola di arti marziali cinese cui è affiliato, per chiedere la mano della sua compagna Yuan, il giovane Chen Zhen apprende che il suo amato maestro è morto improvvisamente. Sopraffatto dal dolore, Chen non crede alla versione ufficiale, che parla di un decesso per polmonite, e sospetta il coinvolgimento dei giapponesi, i quali di fatto, controllano la città e non fanno nulla per nascondere il loro disprezzo nei confronti dei cinesi, considerati alla stregua di animali domestici. Il sospetto di Chen si rafforza quando alla scuola arriva Wu, rappresentante e interprete, di origine cinese, della rivale scuola giapponese di jujitsu; l’uomo provoca i discepoli della scuola, con offese celate e un ingiurioso cartello che definisce i cinesi “marionette d’Asia”; a quel punto, contravvenendo agli ordini di Fan, il suo diretto superiore, che consiglia prudenza, Chen, roso dalla rabbia, si presenta a sua volta alla scuola giapponese e, grazie alle sue eccelse abilità di combattimento, sconfigge uno a uno tutti i discepoli, senza risparmiare nemmeno il maestro, Yoshida.
La vendetta dei nipponici è spietata; gli allievi della scuola si presentano in massa dai rivali, impegnati in una sessione d’allenamento e, grazie alla forza dei numeri, li pestano brutalmente. Chen, considerato responsabile indiretto della rappresaglia, viene allontanato dalla scuola, per preservarne il buon nome. Ora in incognito, il giovane può liberamente continuare le sue indagini private sull’omicidio del maestro e una notte, introdottosi non visto nella scuola, scopre che un allievo e il cuoco, di origini giapponesi, hanno cospirato coi nipponici e sono complici nella morte del maestro. Per tutta risposta Chen si avventa su di loro e, dopo averli messi fuori combattimento, li impicca in strada a un palo della luce; messo al corrente Fan della verità e dopo aver rassicurato Yuan sulla solidità del suo amore per lei, Chen può continuare ad agire per smantellare i suoi nemici che, nel frattempo, fanno pressione sulle autorità cinesi locali affinché catturino Chen.
Il giovane nel frattempo rintraccia Wu, l’interprete cinese alleato coi giapponesi, ubriaco dopo aver assistito a uno spettacolo erotico, e gli estorce la verità; è stato lui a dare il veleno al cuoco, Yen, che poi l’ha inserito all’interno di alcuni biscotti. Nonostante le suppliche, Chen non ha pietà; mette fuori combattimento l’anziano e lo impicca al lampione; ora tutti danno la caccia a Chen. Il rappresentante della polizia cinese, però, tentenna, dice di non essere in grado di rintracciare il giovane; a quel punto Suzuki, maestro e proprietario della scuola giapponese, ordina a Yoshida, suo diretto sottoposto, di condurre un raid omicida alla scuola cinese, senza lasciare testimoni: così facendo finalmente le interferenze e i fastidi cesseranno.
Nel frattempo, però, Chen, venuto a sapere del piano grazie a uno stratagemma, si presenta di notte alla scuola giapponese, e dopo essersi sbarazzato rapidamente di alcuni allievi, si trova davanti proprio Yoshida, che lo affronta con una katana: con un abile e preciso calcio alla gamba, Chen riesce a far scivolare dalle mani dell’avversario l’arma, che volteggia in aria per poi ricadere nella schiena di Yoshida, immobilizzato da una stretta al collo. Il trambusto del combattimento sveglia i presenti, tra cui Suzuki; il maestro nipponico vorrebbe affrontare Chen, ma Petrov, lottatore russo ospite della scuola, lo interrompe; si occuperà lui di Chen. Dopo un combattimento equilibrato, però, Chen sferra un potente calcio alla tempia di Petrov che, carponi, viene definitivamente messo fuori uso da un colpo di mano laterale alla gola. Suzuki, impaurito dalle abilità del giovane, cerca di nascondersi, ma senza successo; allora, afferrata a sua volta una katana, affronta Chen, ferendolo lievemente al petto; il giovane risponde utilizzando un nunchaku per parare i colpi. Dopo qualche tempo, Chen allontana Suzuki con un calcio; il maestro prende la rincorsa e sta per sferrare un altro potente calcio in volo, ma Chen legge la sua mossa e lo precede, colpendolo alla gola con un altro calcio e spedendolo oltre l’ingresso della scuola. Suzuki cerca di riaversi, ma cade esanime.
Alla scuola cinese, intanto, il massacro si è compiuto; Fan e Yuan, di ritorno dopo aver vanamente cercato di rintracciare Chen, trovano tutti gli allievi trucidati. Tutti, o quasi; due di loro, infatti, sono ancora appesi a un filo e possono testimoniare contro i giapponesi, ma le autorità, recatisi alla scuola per arrestare Chen, non sembrano convinte. Di fronte all’inflessibilità del rappresentante di polizia nipponico, Chen appare d’improvviso, dal piano superiore, consegnandosi volontariamente come colpevole dell’omicidio dell’interprete Wu, dopo aver ottenuto assicurazione, da parte del rappresentante di polizia cinese, che non verrà causato più alcun fastidio alla scuola. Mentre Chen viene scortato all’esterno, una schiera di poliziotti giapponesi punta le armi in direzione del giovane che, compreso ciò che sta per succedere, corre a tutta velocità verso i suoi carnefici, sferrando un calcio volante. Il film si conclude proprio sull’immagine della gamba di Chen protesa in avanti, mentre in sottofondo risuona il fragore dei colpi di pistola.