Manuel Winston Reyes oggi è libero, dopo aver scontato una pena di 16 anni di carcere (poi ridotti a meno di 10) per l’omicidio della Contessa Alberica Filo della Torre, nell’estate del 1991. Reyes è sposato con Rosemarie Rabang, ha una figlia, nata nel 1995, che ha chiamato Alberica (come la donna da lui uccisa). Dopo essere stato condannato nel 2012, l’ex domestico filippino di casa Mattei, laureato in ingegneria navale, è uscito dal carcere di Rebibbia, a Roma, nel 2021.
Intervistato da Chi l’ha visto? nel 2021, Reyes disse “Lo so benissimo che i Mattei stanno soffrendo, ma non posso tornare indietro, non posso ridargli la felicità per la mancanza della loro madre, non smetterò di pregare per loro”
Poco prima di essere arrestato, l’uomo aveva spiegato che a sua moglie aveva rivelato di aver ucciso Alberica, ma lei non gli aveva mai creduto. Ha chiamato sua figlia come la contessa, dice, per avere sempre ben presente il peccato da lui commesso.
Uno dei due figli di Alberica, Manfredi Mattei, commentò con amarezza il rilascio del filippino, come riporta Il Giorno: “Roma è una città grande ma può essere anche molto piccola. Se mi dovesse capitare di incontrare Manuel Winston Reyes, gli farei i complimenti per avere preso per i fondelli tutti. Per essere riuscito a vivere da uomo libero per oltre 20 anni, per essersi fatto una famiglia e avere dato il nome di mia madre a sua figlia”
“La scarcerazione è una cosa indegna” – proseguì Mattei – “È assurdo che una persona che si è macchiata di un reato così grave possa tornare libera dopo soli 10 anni e poi ci sono persone che per fattispecie meno drammatiche restano dietro le sbarre per molto più tempo. Questo sistema va ripensato. In questa vicenda, inoltre, si è arrivati ad una verità anche grazie a quanto fatto negli anni da mio padre che non si è mai arreso”.
In effetti, Pietro Mattei lottò per tutta la vita perché venisse fatta luce sull’omicidio di sua moglie, e insieme ai suoi figli difese la memoria della donna, spesso bistrattata dai media, ma la verità era molto più semplice di quella che era stata inutilmente rincorsa per vent’anni. Una verità da romanzo giallo, se vogliamo, molto banale, eppure sotto gli occhi di tutti. Manuel Winston Reyes infatti aveva ucciso la contessa perché lei lo aveva licenziato dopo una breve collaborazione. Lo stesso Reyes ha ricordato in un’intervista che la contessa lo accolse con gentilezza, il primo giorno, e gli offrì un caffè mentre gli spiegava il lavoro che avrebbe dovuto svolgere. Il filippino però, a causa del suo alcolismo, era completamente inaffidabile e Alberica chiuse il rapporto lavorativo. Reyes, quel giorno di luglio del 1991, la raggiunse in casa, e dopo una discussione la uccise dopo averla tramortita con uno zoccolo e trafugò i suoi gioielli.
Manuel Winston Reyes ha negato di aver rubato i gioielli (e tra l’altro non è mai stato condannato per il furto, essendo quel reato caduto in prescrizione) ma nelle sue telefonate ad un ricettatore cercò di trattare la vendita dei preziosi. Telefonate che incredibilmente furono registrate all’epoca delle indagini, quando il telefono del maggiordomo fu messo sotto controllo, ma che furono ascoltate solo vent’anni dopo, quando ulteriori indagini sul DNA di alcuni reperti, pretese da Pietro Mattei, misero in luce le possibili responsabilità del maggiordomo.