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Home » Ambiente » Animali » L’influenza aviaria sempre più mortale per i gatti, rischia anche l’uomo?

L’influenza aviaria sempre più mortale per i gatti, rischia anche l’uomo?

C'è una connessione tra mortalità dei gatti e influenza aviaria. Rischia anche l'uomo? Ecco cosa sappiamo.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino25 Giugno 2024
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gattino a passeggio sul prato
gattino a passeggio sul prato (fonte: Unsplash)
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Uno studio recente condotto negli Stati Uniti dimostra il nesso tra influenza aviaria e mortalità nei gatti. Secondo la ricerca, infatti, il virus H5N1, sta colpendo molti esemplari di felini domestici. E il 67% di loro muore. I Kristen K. Coleman e Ian G. Bemis, che lavorano presso la Scuola di Salute Pubblica e il Dipartimento di Medicina dell’Università del Maryland, hanno dimostrato tutto questo attraverso una serie di analisi sulla diffusione delle infezioni di influenza aviaria nei gatti nel periodo che va dal 2004 al 2024. Hanno notato in particolare un drastico aumento delle segnalazioni a partire dal 2023, negli esemplari domestici. Non così, invece, tra i felini selvatici o allo zoo.

Da cosa dipenderebbe questo? Dal fatto che i gatti caccino spesso roditori e uccelli, animali portatori del virus. La raccomandazione, quindi, è affinché i gatti restino bene a casa, senza rischiare l’esposizione al contagio.

gattino nascosto sotto una coperta
Gattino nascosto sotto una coperta (fonte: Unsplash)

Per preservare la salute dei gatti, inoltre, bisogna anche non dare da mangiare carne cruda o latte crudo. Quali sono i sintomi da tenere in osservazione? Quelli respiratori e neurologici. E anche eventuali secrezioni di liquido da occhi e naso, debolezza, perdita di coordinazione e cecità.

In questi casi è necessaria l’immediata visita dal veterinario. Mantenendo tutte le accortezze del caso perché i gatti infetti sono in grado di trasmettere il virus dell’influenza agli umani, attraverso la saliva, gli escrementi e altri fluidi corporei.

Bisogna usare guanti e mascherine, dunque, per non inalare il virus o entrare in contatto con esso con la pelle. Va detto che l’ipotesi sia improbabile, ma non impossibile. Soprattutto in caso di esposizione prolungata e non protetta. Questo virus, infatti, si adatta e muta con velocità. Insomma, niente panico ma attenzione sì.

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