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Home » Ambiente » Animali » Sapete perché il cane si chiama anche Fido? La storia (verissima) è strappacuore

Sapete perché il cane si chiama anche Fido? La storia (verissima) è strappacuore

Anche l'Italia ha avuto il suo Hachikō, il suo nome era Fido e l'assoluta dedizione al suo umano è stata premiata anche dalla nostra lingua.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino9 Giugno 2025
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Fido in una foto d'epoca
Fido in una foto d'epoca (fonte: Il Giornale)
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Il 9 giugno 1958 moriva in Toscana il cane più famoso d’Italia, Fido, divenuto simbolo universale di fedeltà canina. La sua storia ha anche una particolarità. Ha consolidato l’uso del nome “Fido” come sinonimo di cane fedele nella nostra lingua.

Ma qual è la storia dell’Hachikō italiano? Una sera di inverno del 1941 un uomo residente a Luco di Mugello, Carlo Soriani, operaio alle Fornaci Brunori di Borgo San Lorenzo, trovò in un fosso un cucciolo di cane ferito. Ignorando a chi potesse appartenere l’animale, l’uomo decise di adottarlo attribuendogli il nome di Fido. Il cucciolo era un incrocio di un pointer inglese e, una volta ristabilitosi dalle ferite, sviluppò un attaccamento straordinario verso il suo salvatore.

Il legame tra Carlo e Fido divenne ben presto indissolubile. Una volta ristabilitosi, il cane si affezionò talmente al suo padrone che ogni mattina lo accompagnava da casa alla piazza centrale di Luco, dove Soriani avrebbe preso la corriera per Borgo San Lorenzo. La routine quotidiana si ripeteva invariabilmente. Dopo aver accompagnato il padrone alla fermata alle 5:30 del mattino, Fido rientrava a casa, per poi ripresentarsi puntuale alla sera in attesa del ritorno di Carlo.

Il 30 dicembre 1943, in piena guerra, Borgo San Lorenzo fu oggetto di un violento bombardamento alleato: anche le Fornaci Brunori furono colpite e molti operai, tra cui Carlo Soriani, perirono. Quella sera, Fido si presentò come sempre alla fermata della corriera, ma il suo amato padrone non sarebbe mai più sceso da quel mezzo di trasporto.

La cover di La domenica del Corriere con Fido
La cover di La domenica del Corriere con Fido (fonte: Reddit)

Si racconta che i colleghi sopravvissuti di Carlo scesero in silenzio e che Fido li esaminò uno ad uno; non avendo trovato il padrone, saltò quindi sulla corriera e invano cercò fra i sedili Carlo Soriani. Fu l’inizio di un’attesa che sarebbe durata quattordici anni.

L’animale non si perse d’animo e per i quattordici anni successivi (oltre 5000 volte), fino al giorno della sua morte, si recò quotidianamente alla fermata, nella vana speranza di veder scendere Soriani. Questa straordinaria dimostrazione di fedeltà conquistò il cuore dell’intera comunità di Luco di Mugello e ben presto la storia di Fido valicò i confini locali.

La dedizione dell’animale non passò inosservata alle autorità locali. Colpito dalla straordinaria fedeltà di Fido, il sindaco di Borgo San Lorenzo dispose che venisse esentato dalla tassa sul possesso dei cani. Poi gli confermò ufficialmente il diritto di circolare senza museruola (l’animale, essendo inoffensivo, era già da anni “tollerato” dalle autorità locali).

Il 9 novembre 1957, gli conferì una medaglia d’oro, alla presenza di molti concittadini e della commossa vedova di Soriani. Nello stesso anno, il Comune di Borgo San Lorenzo commissionò un monumento in suo onore, collocato nella centrale Piazza Dante.

Nel medesimo periodo Fido destò l’interesse mediatico italiano: le riviste Gente e Grand Hotel pubblicarono la storia del cane, che apparve anche in diversi cinegiornali dell’Istituto Luce. La notorietà di Fido travalicò i confini nazionali, raggiungendo persino il Giappone, patria del celebre Hachikō.

Quando Fido morì, la notizia fu diffusa al pubblico dal quotidiano fiorentino La Nazione con un titolo a quattro colonne. Il 22 giugno La Domenica del Corriere commemorò Fido con una commovente copertina firmata da Walter Molino, che ritrasse il cane in punto di morte sul ciglio della strada, con la corriera che ogni giorno attendeva sullo sfondo. Fu sepolto all’esterno del cimitero comunale di Luco, dove si trovavano le spoglie di Carlo Soriani.

Negli anni, il suo nome è diventato sinonimo di fedeltà canina, contribuendo a consolidare l’uso di “Fido” come nome generico per i cani.

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