Littering è una parola inglese che vuol dire mettere in disordine. È un termine che sta entrando nel linguaggio italiano e si riferisce a quel malcostume di lasciare in giro rifiuti di piccole dimensioni senza metterli negli appositi contenitori.
Oggetti come mozziconi di sigaretta (i più gettonati), i chewing gum, le bottigliette di plastica (con i tappi che non si staccano) e le lattine. Ma anche pezzi di carta e di vetro, i sacchetti di plastica, avanzi di cibo e chi più ne ha più ne metta. Si tratta di un modo subdolo di inquinare perché in certi casi non si ha quasi la sensazione di fare qualcosa di negativo. Nella testa del litterer (il fenomeno ha prevalenza maschile), il torsolo di mela lanciato a terra, per dirne una, è solo un rifiuto biologico che si degraderà naturalmente.
Non si tratta solo di maleducazione, ma di sottovalutazione di un fenomeno che può avere ripercussioni terribili sull’ambiente. Pensiamo solo all’accumulo di plastica e di tutti quei materiali che non si degradano, creando inquinamento. Secondo studi recenti, l’80% dei rifiuti che si trovano in mare provengono dall’inquinamento da littering. Questo, però, è il punto più grave della vicenda. Non si associa il littering ad un problema ambientale generale, ma a un atto di maleducazione dei singoli.
Il litterer si muove con una certa facilità e con velocità. Si getta il mozzicone per strada e si prosegue senza colpo ferire, per noncuranza o carenza di coscienza civica. A volte anche per questioni pratiche come la mancanza di cestini nelle immediate vicinanze. Questo vale anche per il cibo e altre tipologie di rifiuti.
Con l’estate ormai quasi nel pieno, a essere prese di mira dai litterer sono soprattutto le spiagge. Legambiente ha reso noto i dati di monitoraggio della campagna Beach litter 2024, condotta su 33 lidi italiani. I numeri non sono buoni. L’associazione ha contato in media 705 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. Con un mozzicone di sigaretta ogni metro e più di un pezzo di plastica tra 2,5 e 50 centimetri ogni 2 metri.
Cosa fare allora? Sensibilizzare il più possibile sull’argomento anche con campagne come #iolabuttolì voluta da Save the planet.
E seguire l’esempio di ragazze e ragazzi che sulle questioni ambientali sanno il fatto loro. Secondo un sondaggio lanciato da Save the planet, per il 99% degli intervistati, soprattutto giovani, l’abbandono dei rifiuti è un problema serio. La quasi totalità (99%) ha detto di tenere in tasca la cartaccia fino a quando non ha la possibilità di buttarla. È un ottimo inizio.