Mentre l’uragano Erin sta colpendo, in queste ore, i Caraibi e la costa orientale degli USA, ci interroghiamo su una questione apparentemente di poco conto (in realtà con risvolti culturali interessanti): la scelta dei nomi degli uragani. Perché sembrano prevalere nomi femminili? Ebbene, è stato così fino a qualche anno fa, ma ora le cose sono cambiate. Gli uragani, fenomeni naturali estremi, ricevono nomi umani per semplificare la comunicazione tra scienziati, autorità e cittadini, rendendo più chiaro identificare e seguire un evento in mezzo a bollettini complessi.
Fino agli anni ’50, gli uragani non avevano nomi ufficiali, ma venivano indicati con coordinate geografiche o date. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i meteorologi militari negli Stati Uniti iniziarono a usare nomi femminili per identificare le tempeste nel Pacifico, ispirandosi a una tradizione marinara che associava il mare e i fenomeni atmosferici funesti a figure femminili. Si pensava addirittura che le donne su una nave portassero sfortuna. Sciocchezze, ovviamente.

Tuttavia, questa pratica, inizialmente informale, fu formalizzata nel 1953 dall’Ufficio Meteorologico degli Stati Uniti, che adottò liste di nomi esclusivamente femminili per gli uragani atlantici. La svolta avvenne nel 1979, quando, per rispondere alle critiche di sessismo, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), la stessa che ancora oggi stabilisce i nomi degli uragani, introdusse un sistema alternato di nomi maschili e femminili.
Oggi, per l’Atlantico, per esempio, la WMO utilizza sei liste annuali, ciascuna con 21 nomi, che si alternano tra generi e vengono riutilizzate ogni sei anni. Ma non è tutto uguale: gli uragani che avvengono nell’Oceano Atlantico del Nord seguono una lista differente rispetto a quelli dell’Oceano Pacifico Centrale. A sua volta sono differente da quella dell’Oceano Pacifico dell’Est.
L’elenco delle zone indicate dal WMO ne comprende 10:
- Mar dei Caraibi, Golfo del Messico e Nord Atlantico
- Pacifico nord-orientale
- Pacifico centro-settentrionale
- Pacifico settentrionale occidentale e Mar Cinese Meridionale
- Area di responsabilità del Centro australiano di allerta cicloni tropicali
- Area di responsabilità del Centro meteorologico specializzato regionale di Nadi
- Area di responsabilità del Centro di allerta cicloni tropicali di Port Moresby
- Area di responsabilità del Centro di allerta cicloni tropicali di Giacarta
- Oceano Indiano settentrionale – Mar Arabico e Golfo del Bengala
- Oceano Indiano sud-occidentale
I nomi sono scelti per essere brevi, facili da pronunciare e culturalmente rilevanti per le regioni colpite. Quando un uragano causa danni significativi, come Katrina nel 2005, il suo nome viene “ritirato” per rispetto alle vittime e sostituito (qui trovate tutto l’elenco di nomi ritirati).