Alla NASA si sta consumando un passo indietro in termini di diritti e inclusione. Come rivelato da Space.com, i dipendenti dell’agenzia spaziale americana, inclusi sia membri della comunità LGBTQ+ che loro alleati, sono stati informati di non poter più esporre simboli di orgoglio nei loro spazi di lavoro. Questa restrizione riguarda bandiere, spille, adesivi per laptop, sfondi su Microsoft Teams e persino laccetti per badge. La comunicazione è avvenuta esclusivamente in forma verbale, senza alcuna documentazione scritta, rendendo più difficile contestare o formalizzare un’opposizione. Chi non rispetta la direttiva rischia la sospensione amministrativa.

Questa decisione si inserisce in un contesto più ampio di cambiamenti voluti dall’amministrazione Trump, che ha avviato una campagna per smantellare le iniziative DEIA (diversità, equità, inclusione e accessibilità) in varie agenzie federali, inclusa la NASA. Qualche giorno fa, tanto per citare un esempio, il presidente americano ha deciso di bloccare l’accesso agli sport femminili per le atlete transgender.
Recentemente, i dipendenti hanno ricevuto notifiche sulla chiusura degli uffici dedicati a diversità e inclusione e sono stati avvisati di nuove linee guida imposte dal governo. Inoltre, sono state rimosse dal web tutte le pagine ufficiali della NASA che trattavano temi di diversità, leadership femminile e risorse per dipendenti LGBTQ+. Anche la pagina della NASA Glenn relativa alla Rainbow Alliance Advisory Group (RAAG), che forniva supporto alla comunità LGBTQ+ all’interno dell’agenzia, è stata cancellata senza spiegazioni.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Membri del Congresso, come Zoe Lofgren e Valerie Foushee, hanno definito il provvedimento “una grave violazione della libertà di espressione e dell’umanità dei dipendenti della NASA“. Hanno inoltre denunciato una crescente influenza dei pregiudizi dell’amministrazione Trump, supportata anche da Elon Musk, sul settore aerospaziale e sulle politiche dell’agenzia.
Oltre alla rimozione dei simboli Pride, sono state apportate altre modifiche alle politiche interne, come l’eliminazione dei pronomi preferiti dalle firme email dei dipendenti, rafforzando ulteriormente il clima di censura. La NASA, da sempre un’istituzione che ha promosso l’innovazione e l’inclusione, sembra ora piegarsi a un’ondata di revisionismo conservatore che mina i diritti fondamentali dei suoi lavoratori.