Il profilo psicologico di Amanda Knox negli anni ha dato vita a letture psichiatriche e criminologiche ipotizzate da diversi esperti del settore, tutti concordi nell’affermare che la ragazza statunitense soffre di un forte disturbo narcisista. Al di là della sentenza finale della Corte di Cassazione italiana che nel 2015 l’ha assolta definitivamente dalle accuse per l’omicidio della studentessa americana Meredith Kercher, a Perugia, nel 2007.
Come è già noto, Amanda Knox, oggi autrice, attivista e giornalista, ha trascorso quasi quattro anni in un carcere italiano in seguito alla sua ingiusta condanna per l’assassinio di Meredith Kercher nel 2007, una studentessa inglese con la quale condivideva un appartamento a Perugia. Nel 2015 la Knox è stata assolta definitivamente dalla Suprema Corte di Cassazione Italiana, anche se il suo comportamento negli anni di detenzione e le sue dichiarazioni ambigue ed enigmatiche hanno scatenato le teorie più disparate di analisti cognitivi e di criminologi di prestigio. Secondo l’esperta Evi Crotti, la personalità inconscia molto contradditoria di Amanda Knox può essere evinta analizzando la scrittura a mano della ragazza americana; tramite gli ultimi studi di grafologia, si è denotato che la Knox usa due tipi di scrittura: una in corsivo, l’altra in stampatello minuscolo. Il primo tipo di scrittura denota un carattere egocentrico e molto sicuro di sé, mentre la seconda (detta anche “script” in grafologia) conferma ciò che è stato appena detto, aggiungendo però una forte componente di solitudine forse vissuta sin dall’età infantile, per la quale la sua invadenza verbale nei confronti dei suoi coetanei (specie di sesso femminile) trasforma ogni suo potenziale interlocutore come rivale.
Un profilo psicologico caratterizzato quindi da una fortissima componente di fragilità ma anche di narcisismo interiorizzato, avallato anche da quello che pensa la Dottoressa Ursula Franco sui comportamenti anomali e distaccati di Amanda nei giorni poco successivi al fatto di sangue di Meredith per il quale sia lei che Raffaele Sollecito erano stati accusati di concorso. La dottoressa afferma: “La Knox in questura cantava e faceva la ruota, appoggiandosi a Raffaele. Segno che voleva lasciare intendere agli altri di essere sicura di non avere nulla a che vedere con l’omicidio di Meredith, di essere tranquilla della sentenza e della sua innocenza. Lei e Sollecito non si sono nemmeno presentati alla veglia funebre in ricordo della ragazza uccisa a Perugia […] Segno di una totale insensibilità.”
Tesi tutte confermate anche dal curioso studio della psicologa londinese Jane Firbank su un controverso disegno realizzato a colori da Amanda Knox mentre si trovava in cella, in attesa del giudizio di assoluzione finale che sarebbe arrivato soltanto nel 2015 da parte della Cassazione. Il disegno, donato all’ex-deputato del Pdl Rocco Girlanda, rappresenterebbe una donna nuda di spalle, con le mani ai fianchi e due trecce che cadono ai lati; un disegno realizzato con due colori predominanti, il rosso e il giallo, che in psicologia presuppongono una possibile personalità irrisolta, una doppiezza che fa emergere di certo un lato oscuro della ragazza: “L’uso di colori così brillanti potrebbe suggerire che Amanda non è a suo agio con se stessa […] Il rosso è il colore della rabbia e della frustrazione e la sua fusione con il giallo lungo le braccia potrebbe testimoniare che la ragazza non ha il pieno controllo di se stessa, lasciando intuire un alto livello di testosterone che può portare ad una personalità dominante e aggressiva.” Ennesima contro-analisi di un profilo psicologico che, nonostante una sentenza assolutrice del 2015, getta ancora moltissime ombre sul vero ruolo che la ragazza americana ha giocato nel corso del brutale assassinio di Meredith Kercher nel lontano 2007, a Perugia.