No, Ikea non c’entra. Non immaginate bare da costruire seguendo complicate istruzioni. Il prodotto, una bara fai da te chiamata Sarco, ideato Philip Nitschke è un avveniristico prototipo per il suicidio assistito che nei prossimi giorni potrebbe essere messo in vendita in Svizzera.
Eutanasia, eutanasia di coppia, suicidio assistito e più in generale i temi legati al fine vita sono argomenti sempre molto sentiti nel dibattito politico e sociale. Il Progetto Sarco (diminutivo di sarcofago), voluto dalla Exit di Nitschke, cerca di dare ai malati terminali la possibilità di scegliere come morire.
Nel caso specifico, la persona si sdraierà nella bara e, dopo aver risposto a tre domande (“Chi sei?, Dove sei?, Sai cosa succede se premi il bottone?”), premerà un pulsante in attesa del sopraggiungere della morte che arriverà dolcemente, senza dolore e persino in maniera lievemente euforica.
La capsula, infatti, “metterà in atto” un suicidio assistito tramite azoto, sprigionato dal supporto. In questo modo i livelli di ossigeno caleranno in pochi secondi.
Com’è fatta la bara, progettata dal designer Alexander Bannink? Si tratta di una capsula stampata in 3D, fatta in materiale biodegradabile, che viene attivata dall’interno. Il tetto è trasparente per dare la possibilità alle persone di guardare il cielo un’ultima volta. Chi la sceglierà potrà morire seguendo i suoi tempi.
Il progetto nasce nel 2012 quando Exit international ha aiutato un uomo britannico affetto dalla sindrome di Locked-in, una malattia rara che di fatto imprigiona chi ne è affetto, nonostante sia vigile, a morire.
Secondo i legali, Sarco non violerebbe alcuna legge, poiché non è un dispositivo medico. Tuttavia, sono molte le implicazioni etiche del prodotto, che in ogni caso, lo ricordiamo, è destinato solo ai malati terminali. I contrari a esso, per esempio, sostengono che senza la supervisione di un medico, Sarco sia solo una macchina che uccide. Chiedono quindi che il dispositivo sia scrupolosamente monitorato e certificato.
In Svizzera il suicidio assistito è legale, di fronte a un’irreversibilità della malattia, certificata da un medico.