Marco Vizzardelli è un giornalista di 65 anni, appassionato di cavalli, corse ippiche e di lirica, loggionista alla Scala, che ieri sera, poco prima dell’inizio della Prima della Scala di Milano, alla fine dell’Inno di Mameli eseguito prima dell’inizio dello spettacolo Don Carlo di Giuseppe Verdi, ha gridato “Viva l’Italia antifascista“, e successivamente è stato identifcato dalla Digos. Questo dettaglio, in particolare, ha sollevato l’indignazione di molti.
Vizzardelli è un appassionato di cavalli e della Scala, due aree tematiche di cui si è occupato numerose volte, con articoli e approfondimenti video. “La metà della mia vita che non passo a seguire i cavalli, la passo a seguire la musica e la Scala”, ha spiegato. A Repubblica Vizzardelli ha spiegato che il suo non è stato un gesto calcolato, ma un gesto istintivo “Nulla di preparato. Anche se, da frequentatore della Scala, da giorni il mio disagio cresceva. Soprattutto pensando all’Inno nazionale con un presidente del Senato che ha il busto di Mussolini in casa”
Nel palco reale, al momento dei fatti, erano presenti la presidente del senato Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, il vicepremier leghista, Matteo Salvini, e i ministri Gennaro Sangiuliano e Maria Elisabetta Alberti Casellati e la senatrice a vita Liliana Segre. L’uomo, che ha urlato la frase antifascista da uno dei punti più alti del teatro, ed è stato identificato dalla Digos. Lo stesso Vizzardelli, ai giornalisti dell’Ansa, ha raccontato l’accaduto: “A metà del primo atto si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo. Alla fine dell’atto, mi ha mostrato il tesserino e mi ha detto che voleva identificarmi ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso dato che siamo in un paese democratico. Nel corso dell’intervallo sono andato nel foyer e lì mi hanno fermato in quattro: mi hanno detto che erano della Digos e che dovevano identificarmi. Ho ribadito che non aveva senso e poi l’ho buttata sul ridere, spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto ‘viva l’Italia fascista’. Si sono messi a ridere anche loro ma mi han detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d’identità”. spiega il giornalista.
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— Un cittadino al di sopra di ogni sorbetto (@Jimmuzzu) December 8, 2023
“Sono stravolto, ho dormito pochissimo, per tutta la notte mi continuava a squillare il telefono, mi inviavano le foto delle prime pagine dei siti” – ha detto Marco Vizzardelli il giorno dopo – ” Non me l’aspettavo. Però era giusto farlo. Possibile che dire “Viva l’Italia antifascista” crei disagio e clamore?. C’è qualcosa che non va”.
Dopo poco c’è stata la reazione di alcuni dei presenti in sala. Secondo quanto riporta Repubblica l’ex sovrintendente Alexander Pereira avrebbe detto che: “l’antifascismo non ha niente a che fare con la prima della Scala”, mentre il ministro Matteo Salvini avrebbe commentato l’accaduto con un lapidario “Alla Scala non si urla”. E ancora, l’imprenditore Arturo Artom ha sostenuto che fosse “un grido antistorico”.