Di Michele Mariotti, padre di Matteo, il giovane di Parma che ha perso una gamba a causa dell’attacco di uno squalo in Australia, sappiamo che è appassionato di immersioni ed è l’anima di un locale di Parma, “El Bajòn”. ogni modo non va confuso con l’omonimo direttore d’orchestra pesarese. In queste ultime settimane, dopo la tragedia del 9 dicembre, è stato proprio Michele ad aggiornare la stampa sulle condizioni del figlio, tornato da meno di una settimana in Italia dopo le prime cure all’ospedale di Brisbane.
L’uomo ha raccontato così la prima notte di Matteo al Centro Ortopedico Rizzoli di Bologna, dove il giovane subirà il quarto intervento chirurgico in un mese, prima di iniziare il lungo percorso riabilitativo :”In questo momento Matteo è molto addolorato, stanotte non ha dormito, abbiamo volato [con la fantasia, ndr] insieme tutta la notte. Il suo è un male fantasma, nelle amputazioni è una cosa abbastanza comune, ma molto dolorosa: sente male al piede che non ha più [sindrome dell’arto fantasma, ndr]”.
Il racconto del padre prosegue, sulla Gazzetta di Parma, dettagliando il faticoso ritorno a casa del figlio Matteo, dopo l’attacco di uno squalo: “Matteo è davvero sfinito, ha affrontato trenta ore di viaggio seduto su una carrozzina in prima classe. Anche noi siamo tutti molto stanchi, ma almeno abbiamo superato questo scoglio importante. Nell’ospedale in Australia hanno fatto tutto quello che potevano e ci hanno detto che era possibile affrontare il viaggio di ritorno verso casa , così abbiamo deciso di partire e di rivolgerci all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, uno dei centri più rinomati in Europa per questo tipo di problematiche
Circondato dall’affetto dei suoi cari, Matteo ha voluto affidare al suo profilo Instagram la sua prima dichiarazione pubblica dopo l’incidente:
Sono quì, si, sono quì e potrò tornare da tutte quelle persone che mi mancano come l’aria e che amo più di qualsiasi altra cosa. In questo momento non mi sto accettando, non accetto il fatto di aver perso una parte del mio corpo che non ricrescerà mai più e non accetto il fatto che per la prima volta nella mia vita le cose stavano andando nel verso giusto. Ero finalmente felice e mi si è infranto tutto davanti agli occhi. Una felicità dovuta a tutti gli sforzi che ho fatto e tutti i compiti che ho portato a termine. Finita la scuola sono partito subito seppur piccolo e ingenuo, non volevo più perdere tempo. Volevo crearmi la mia vita, lontano da qualsiasi altra distrazione o pensiero. Se penso a quanto sarà dura arrivare infondo a questo tunnel buio e infinito mi viene male, mi sembra quasi di non potercela fare; ho lottato contro uno squalo ed ho vinto la mia più grande sfida, non mi spaventa più nulla. Selvaggia… mando un grande bacio pure a te, rifletti”
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Matteo chiude il suo post con un riferimento diretto a Selvaggia Lucarelli che nei giorni immediatamente successivi all’incidente, alla notizia dell’istituzione di una raccolta fondi volta al pagamento delle cure mediche (che, ricordiamo, nei paesi del Commonwealth e negli Stati Uniti non sono gratuite) aveva accusato il ragazzo e i suoi amici di voler speculare sulla tragedia, dato che a suo dire, le cure effettive sarebbero poi state prestate in Italia, a carico dello Stato: “Mentre Matteo era ancora in ospedale a Brisbane, ho visto la raccolta di soldi dei suoi amici per le spese mediche e ne ho chiesto il motivo, dal momento che erano coperte da assicurazione sanitaria in Australia e che in Italia sono gratuite. Un’amica sua mi ha risposto che non lo sapevano; perché se vogliono fargli un regalo va benissimo, ma allora che non si parli di spese mediche; indagare sulle donazioni è un lavoro scomodo, pretendere trasparenza da chi ‘soffre’ o da chi dona è spesso accompagnato da un coro di ‘come ti permetti’, ‘ma fatti i fatti tuoi’ e, alla fine, ci si rassegna all’idea che anche le vittime, appunto, abbiano sempre una patente d’innocenza insindacabile. Ho preteso trasparenza laddove trasparenza non c’era.
La risposta di Matteo a questo secondo attacco non si è fatta attendere, e i toni, in una videointervista a Repubblica, sono particolarmente duri: “Sei una persona terribile, peggio di uno squalo, e io farò in modo che tutti sappiano il male che mi hai fatto “