A volte, la cronaca racconta storie che sembrano uscire da un noir, ma sono vere. Quella di Denis Bergamini è una di queste: una vita spezzata troppo presto, un mistero durato oltre trent’anni, e una famiglia che non ha mai smesso di cercare la verità.
Denis era un ragazzo di Ferrara, classe 1962, cresciuto con il sogno del pallone, colto, riservato e appassionato di filosofia. In campo, però, era tutt’altro. Un centrocampista grintoso e concreto che riesce a diventare il simbolo del Cosenza Calcio negli anni ’80. I tifosi lo adorano e quando nel 1987 la squadra viene promossa in Serie B, c’è anche il suo nome a fare la storia.
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Il 18 novembre 1989, però, questo sogno s’infrange a causa della sua morte improvvisa. A soli 27 anni, infatti, il ragazzo viene investito da un camion lungo la statale 106 Jonica, in Calabria. Stando alla prima ricostruzione, sembrerebbe che si sia gettato volontariamente sotto al mezzo mentre era in auto con la fidanzata, Isabella Internò. Un suicidio, quindi, ma chi lo conosce veramente non ha mai creduto a questa versione.
Il suo corpo, infatti, presenta ferite strane non compatibili con un impatto violento. Le scarpe sono pulite, i vestiti intatti. Nessuna frattura, nessun segno di trascinamento. E soprattutto, nessun motivo apparente per togliersi la vita. Denis era sereno, felice di tornare in campo dopo un infortunio. Inoltre era particolarmente legato alla famiglia e ai compagni di squadra.
La famiglia Bergamini, dunque, non ha mai accettato la versione ufficiale. Ha chiesto, atteso, combattuto. E alla fine, dopo anni di silenzi e archiviazioni, il caso è stato riaperto. Nel 2017, Denis è stato riesumato. Una nuova autopsia ha rivelato che non è morto investito, ma probabilmente soffocato prima di essere adagiato sull’asfalto. Dunque si tratta di un omicidio.
Nel 2021, dunque Isabella Internò viene rinviata a giudizio con l’accusa di aver ucciso Denis per motivi passionali. Dopo un lungo processo, nel 2024 è stata condannata a 16 anni in primo grado per concorso in omicidio volontario. La sentenza ha riconosciuto le sue responsabilità, pur con attenuanti generiche.
Nonostante la chiusura giuridica di questo caso, però, l’opinione pubblica continua ancora a parlare di Denis. Se ne parla nei podcast, nei documentari, e ora anche in una docuserie Sky firmata da Pablo Trincia. S’intitola Il Cono d’Ombra, ed è una ricostruzione precisa, rispettosa e potente di ciò che è accaduto. Un modo per restituire voce e dignità a un ragazzo che non ha mai avuto giustizia in vita.