La Giornata Mondiale degli Insegnanti è una ricorrenza festeggiata a livello internazionale che vuol rendere omaggio alla forza di una figura professionale essenziale per tutti gli esseri umani. Nacque nel 1994 e venne scelta la data del 5 ottobre fu scelta per commemorare la firma della Raccomandazione concernente lo Status dei Docenti redatta a Parigi 28 anni prima (5 ottobre 1966).
L’insegnante, come detto, ha un ruolo chiave nella formazione di bambine, bambini, ragazze e ragazzi. Non solo a livello nozionistico, ma per la capacità di suscitare reale curiosità tra studentesse e studenti. Portando tutte e tutti loro a sviluppare passione per la conoscenza. Tutto questo raramente corrisponde a un reale riconoscimento, anche di natura economica.
Nell’ultimo rapporto Ocse “Education at a Glance 2024”, infatti, l’Italia è all’ultimo posto per quanto riguarda gli emolumenti. Il salario medio degli insegnanti fermo a 31.950 euro nel 2019, mostra una stagnazione rispetto agli altri Paesi europei e una parabola discendente fino al 2023 con uno stipendio medio di 31.320 euro. Poco per delle e dei professionisti che si occupano della crescita dei nostri figli. Diceva Piero Angela:
“L’insegnante è la persona alla quale il genitore affida il cervello del proprio figlio affinché diventi un oggetto pensante. Ma l’insegnante è anche colui a cui lo Stato affida i cervelli della collettività, perché diventino il Paese di domani“.
Viene da chiedersi, dunque, se con una svalutazione crescente del lavoro di insegnante come sia possibile formare le generazioni future. E sei sui social spopolano figure estremamente positive e coinvolgenti come il prof. Vincenzo Schettini, creatore di La scienza che ci piace, nella realtà sono sempre di più le e gli insegnanti che combattono ogni giorno contro un generale disinteresse verso la loro professionalità. Che rischia di tradursi in una progressiva anaffettività verso gli studenti.
Ecco perché, per questo 2024, l’UNESCO dedica le celebrazioni della Giornata Mondiale degli Insegnanti per valorizzare la loro voce. E renderli così più protagonisti dei processi decisionali. Per dar loro maggiore dignità e rispetto.