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Home » Attualità » Game over per Ghislaine Maxwell, la Corte Suprema cancella il suo sogno di libertà

Game over per Ghislaine Maxwell, la Corte Suprema cancella il suo sogno di libertà

Il caso di Ghislaine Maxwell rimane uno dei più controversi degli ultimi decenni, nonché un simbolo delle complesse dinamiche tra potere e privilegi.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino6 Ottobre 2025
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Epstein e Maxwell
Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell (fonte: BBC)
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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’appello di Ghislaine Maxwell, ex compagna e complice di Jeffrey Epstein, chiudendo definitivamente ogni possibilità di ribaltare la sua condanna penale. La decisione dei giudici significa che Maxwell dovrà scontare l’intera pena di 20 anni di carcere a cui è stata condannata nel 2022 per il suo ruolo centrale nel reclutamento e nell’abuso sessuale di ragazze minorenni.

La sentenza arriva dopo mesi di attesa e rappresenta l’ultimo capitolo giudiziario di un caso che ha tenuto con il fiato sospeso l’opinione pubblica americana e internazionale. Con questa decisione, l’unica speranza residua per Maxwell di ottenere una liberazione anticipata sarebbe ora la grazia presidenziale da parte di Donald Trump, con cui aveva frequentato gli stessi circoli mondani in Florida e New York negli anni passati.

Ma su cosa si basava l’appello di Maxwell e perché la Corte Suprema lo ha respinto? La questione legale al centro della controversia riguarda un accordo di non perseguibilità stipulato nel 2008 tra Jeffrey Epstein e i procuratori federali del distretto sud della Florida. All’epoca, Epstein si dichiarò colpevole di accuse statali legate alla prostituzione, evitando un processo federale molto più grave.

Come parte di quell’accordo, negoziato dall’allora procuratore federale Alex Acosta, i pubblici ministeri della Florida si impegnarono non solo a non perseguire ulteriormente Epstein per le accuse di traffico sessuale, ma anche a non incriminare i suoi potenziali complici. Maxwell sostenne che questo accordo la proteggesse dalle accuse federali presentate contro di lei nel 2020 a New York, dove fu formalmente incriminata per aver aiutato Epstein nel reclutare, manipolare e abusare di giovani ragazze, alcune delle quali avevano appena 14 anni.

Ghislaine Maxwell
Ghislaine Maxwell (fonte: CNN)

L’argomento centrale della difesa di Maxwell era che una promessa fatta a nome degli Stati Uniti dovrebbe vincolare l’intero sistema giudiziario federale, non solo i procuratori di un singolo distretto. Nei documenti presentati alla Corte Suprema in aprile, il suo avvocato David Oscar Markus scrisse che una persona accusata di un crimine dovrebbe poter fare affidamento su una promessa del governo federale senza essere soggetta a un tranello in un’altra parte del paese, dove i procuratori decidono di interpretare quella promessa in modo diverso.

Il Dipartimento di Giustizia, tuttavia, ha respinto questa interpretazione. Nella risposta firmata dal Solicitor General D. John Sauer, il governo ha sostenuto che l’accordo di non perseguibilità era vincolante solo per i procuratori della Florida e non estendeva la sua protezione ai procuratori federali di New York. Secondo le politiche interne del Dipartimento di Giustizia, se l’accordo avesse dovuto applicarsi a livello nazionale, il procuratore della Florida avrebbe dovuto ottenere l’autorizzazione dai suoi superiori, cosa che non è mai avvenuta.

La Corte d’Appello del Secondo Circuito, con sede a New York, aveva già stabilito che Maxwell aveva effettivamente beneficiato dell’accordo di Epstein, ma che non era immune da persecuzione. Una giuria federale la condannò nel dicembre 2021 su tre capi d’accusa relativi al suo ruolo nell’assistere Epstein, e nel giugno 2022 un giudice federale le inflisse una pena di 20 anni di carcere, affermando che aveva svolto un ruolo centrale nello schema di abusi sessuali.

La vicenda di Maxwell ha assunto una nuova rilevanza mediatica e politica quest’anno. Dopo che il procuratore generale Pam Bondi ha annunciato che non avrebbe rilasciato ulteriori documenti interni dell’FBI relativi all’indagine su Epstein e Maxwell, l’amministrazione Trump ha dovuto affrontare forti critiche, anche da parte di alcuni suoi sostenitori. In un’insolita svolta degli eventi, alti funzionari del Dipartimento di Giustizia hanno contattato gli avvocati di Maxwell per richiedere un’intervista con lei.

Maxwell accettò l’incontro e parlò con un funzionario del Dipartimento, dichiarando di non aver mai assistito a comportamenti inappropriati durante l’amicizia tra Donald Trump ed Epstein, i cosiddetti Epstein Files, e di non aver mai sentito alcuna accusa contro il presidente. Circa una settimana dopo quell’intervista con il vice procuratore generale Todd Blanche, ex avvocato personale di Trump, Maxwell fu trasferita da un carcere federale in Florida a una struttura di sicurezza minima in Texas, anche se l’Ufficio delle Prigioni non ha mai chiarito ufficialmente le ragioni del trasferimento.

Jeffrey Epstein, il finanziere al centro dello scandalo, fu arrestato nel luglio 2019 con accuse federali di traffico sessuale presentate dai procuratori di New York. Circa un mese dopo, fu trovato morto nella sua cella in circostanze che il governo ha dichiarato essere inequivocabilmente un suicidio, nonostante le numerose teorie cospirative che continuano a circolare online.

Con il rigetto definitivo dell’appello da parte della Corte Suprema, Maxwell dovrà ora affrontare la sua condanna senza ulteriori possibilità di ricorso giudiziario.

 

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