Nelle scorse ore, un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, guidato da Tom Fletcher, coordinatore dei servizi di emergenza dell’ONU, ha dichiarato ufficialmente che nella parte nord di Gaza è in corso una carestia. Questo significa che più di 500.000 persone stanno morendo di fame. Questo è forse l’esito più evidente del conflitto armato tra Israele e Hamas iniziato il 7 ottobre 2022. Da allora, le restrizioni israeliane hanno limitato enormemente l’arrivo di cibo e aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Perché, però, è stato necessario un pronunciamento ufficiale per parlare di carestia? Come si misura la fame nel mondo?
Gli esperti internazionali usano un sistema scientifico chiamato IPC (Integrated Food Security Phase Classification) per misurare quanto sia grave una crisi alimentare. È come un termometro per la fame, con 5 livelli, l’ultimo dei quali la carestia, appunto. Per dichiarare una carestia (Fase 5), devono verificarsi contemporaneamente tre condizioni terribili:
- Almeno il 20% delle famiglie non ha praticamente nulla da mangiare;
- almeno il 30% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione acuta;
- almeno 2 persone su 10.000 muoiono ogni giorno per cause legate alla fame.
Non basta che gli esperti raccolgano i dati. La dichiarazione ufficiale deve essere analizzata da esperti indipendenti e approvata da governi e leader delle Nazioni Unite.

Il sistema IPC è nato negli anni ’80 dopo le terribili carestie in Africa. Gli esperti si sono resi conto che serviva un modo scientifico e universale per monitorare le crisi alimentari, coordinare gli aiuti internazionali e agire prima che sia troppo tardi.
Secondo l’analisi, Gaza City e le aree circostanti hanno raggiunto la carestia. Gli esperti avvertono che questa condizione potrebbe estendersi ad altre parti di Gaza entro settembre 2025. Cosa si può fare? Gli esperti chiedono che si cessino le ostilità militari e che gli operatori umanitari possono accedere liberamente per portare aiuti. La dichiarazione di ieri è stata confutata da Israele. “Quelle della Ipc non sono analisi, ma un moderno ‘Libello di sangue (un’accusa fittizia e diffamatoria contro gli ebrei). La Storia giudicherà quanti la diffondono. L’Ipc deve mettere fine ai suoi pregiudizi contro lo Stato ebraico“, ha detto il premier Benyamin Netanyahu.
Anche Hamas ha voluto commentare: “Il report rappresenta una testimonianza incontrovertibile dei crimini compiuti dagli occupanti verso 2 milioni di gazawi assediati a Gaza. Abbiamo avvertito ripetutamente che l’affamamento sistematico del nostro popolo costituisce un vero e proprio genocidio“.
Sono tantissime le iniziative popolari per dimostrare solidarietà al popolo di Gaza, come il digiuno del prossimo 28 agosto voluto da alcuni operatori sanitari italiani.