In questi giorni si celebrano i 35 anni dai fatti di piazza Tienanmen dove, nel 1989, studenti e cittadini protestarono contro il regime per avere libertà, democrazia, riforme, salari giusti e migliori condizioni di vita. La rivolta fu repressa nel sangue dall’Esercito di Liberazione Popolare. Tra le istantanee indimenticabili, quella dell’uomo che da solo sfidò i carrarmati. Oggi, i giovani cinesi sfidano a loro modo il governo di Pechino, quella pagina di storia ha oscurato senza problemi, aggirando la censura in modo sempre più intelligenti. Per esempio, sostituendo metaforicamente la data sui social con 35 maggio (31 maggio + i 4 giorni per arrivare al 4 giugno). Un metodo ingegnoso per esprimere il proprio dissenso, senza incorrere in minacce di vario tipo dell’autorità garante della sfera digitale in Cina, la Cybersecurity Administration of China.
La Cac in passato aveva vietato l’uso dell’emoji della candela, spesso associata all’idea di veglia per le vittime del massacro. E l’uso dei numeri 64 (6 è giugno, 4 è il giorno della strage) e 89.
Dal punto di vista delle immagini, invece, i carrarmati lanciati contro il tank man solitario sono diventati paperelle di gomma grazie a Photoshop. O anche pacchetti di sigarette. Nel 2022, invece, uno degli influencer più popolari in Cina, Li Jiaqi, è finito sotto accusa per aver mostrato in un vlog una torta pericolosamente somigliante a un carrarmato. Tutto questo evidenza la prontezza di spirito delle nuove generazioni che non vuole abbassare la testa davanti alla censura.
Tuttavia, la censura è sempre più potente. Secondo alcuni studiosi e storici, in Cina si sta attuando un meccanismo ben preciso di rimozione di ogni fatto storico controverso. Tramandando ai posteri solo ciò che il governo approva. Un gigantesco annullamento collettivo che a lungo andare può davvero “sbianchettare” la memoria di un popolo. Su Baidu, il Google cinese, per esempio, se si cerca Tienanmen si ottengono solo le indicazioni per visitare la piazza. Null’altro.