Nella politica internazionale gli equilibri sono sempre molto labili. Adesso nella delicata questione ucraina, a tenere banco è la disputa tra il presidente americano Donald Trump e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, da lui definito “dittatore senza elezioni” che puntava solo ai soldi degli Stati Uniti per finanziare una guerra impossibile da vincere contro la Russia. Per questo il capo della Casa Bianca ha “invitato” Zelensky a negoziare rapidamente la fine del conflitto. Come mai questo cambio di marcia di Trump rispetto all’amministrazione Biden? Le motivazioni addotte dagli analisti politici sono molte.

Prima fra tutte, una strategia elettorale di Trump che vuole annullare il continuo sostegno finanziario all’Ucraina, considerato dall’ala più isolazionista dei repubblicani, uno spreco di risorse.
C’è poi un indubbia simpatia tra Trump e Vladimir Putin che si incontreranno con ogni probabilità entro fine mese. Trump ha dichiarato in piena campagna elettorale di poter risolvere la guerra “in 24 ore” se il leader del Cremlino tornasse alla Casa Bianca.
Un altro motivo di attrito tra Trump e Zelensky è una rivalità personale che risale ai tempi della prima procedura di impeachment a Trump del 2019. Una procedura, voluta dai Democratici, originata da una telefonata in cui Trump chiedeva a Zelensky di indagare su Joe Biden e suo figlio Hunter in cambio di aiuti militari.
Vedremo quali saranno le prossime mosse. Intanto, Zelensky si difende parlando di Trump intrappolato in una “bolla di disinformazione russa”. Una bolla che, secondo lui, pubblicizza il fatto che non abbia indetto elezioni dal 2019, insinuando una mancanza di legittimità democratica. L’Ucraina, lo ricordiamo, ha posticipato le elezioni a causa della legge marziale imposta in seguito all’invasione russa.
Tutto questo mentre l’Europa è tenuta ai margini di ogni trattativa.