Sono dispositivi desueti, eppure Hezbollah usa i cercapersone per le comunicazioni tra gli appartenenti al gruppo terroristico. E lo fa principalmente per motivi di sicurezza, affidabilità. Solo il 13 di febbraio scorso, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva chiesto a tutti i membri del partito di smettere di usare telefonini, di distruggerli, seppellirli o chiuderli in una scatola di ferro, perché, diceva: “sono agenti di morte“. Ecco quindi il ritorno dei cercapersone. I pager, questo il loro nome in inglese, infatti, ricevono messaggi senza inviare segnali costanti e non hanno funzioni Gps. Questo rende molto più difficile per le autorità o per agenzie di intelligence tracciare la posizione esatta dell’utente.
Inoltre i cercapersone sono svincolati da internet e dalle reti cellulari globali, il che limita alcune forme di intercettazione digitale. Funzionano, dunque, anche quando la rete non c’è. Eppure, quanto avvenuto ieri tra Libano e Siria, oltre a riportare in primo piano questo dispositivo, ne ha mostrato la fragilità.
Un attacco simultaneo gestito da remoto da parte di Israele, infatti, ha fatto esplodere migliaia di cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah a Beirut e in diverse altre regioni del Libano e a Damasco. Provocando migliaia di feriti di cui 200 gravi, 7 morti accertati nella capitale siriana e 11 in Libano.
Com’è riuscito Israele a farli esplodere? Secondo quanto rivelato dal The New York Times, posizionando l’esplosivo nei cercapersone venduti a Hezbollah, vicino alla batteria dei pager. L’esplosivo, dunque, si è attivato tramite un sms. All’inizio si era parlato di hackeraggio, ma l’ipotesi è caduta.
La maggior parte dei dispositivi era del modello AR924, ideati dall’azienda di Taiwan Gold Apollo, ma prodotti in Europa. Il lotto prevedeva tremila apparecchi. I dispositivi erano programmati per emettere un segnale acustico della durata di diversi secondi prima di esplodere.
Come funzionano i cercapersone? L’utente inserisce un codice nel dispositivo, che viene trasmesso a un centro o a un sistema di ricezione. Da qui si invia una notifica al cercapersone che emette un suono per segnalare il messaggio o la chiamata. Il cercapersone può mostrare messaggi di testo o brevi notifiche. In alcuni modelli si può anche rispondere o chiamare un numero specifico.
Oggi i cercapersone non hanno senso di essere se non in particolari situazioni. Come in quei locali in cui, tramite cercapersone, si avvisa il cliente che l’ordine è pronto e che si può andare a prendere al banco. Si utilizzano ancora anche negli ospedali e nelle strutture sanitarie.