Non è un momento facile per Papa Francesco. Dopo le polemiche relativa alla non elegante uscita sulla “frociaggine” nella Chiesa, deve affrontare non uno ma ben due scismi. Il primo è quello di Monsignor Carlo Viganò che, in aperta opposizione a Bergoglio e alla sua eccessiva liberalità, si è allontanato dalla Chiesa. Il secondo è quello operato da un gruppo di monache di clausura spagnole dei monasteri di Belorado (Burgos) e Orduna (Vitoria). In sostanza, lasciano la Chiesa non solo perché Bergoglio sarebbe un impostore. Ma anche per contenzioso immobiliare.
Chiamate suore dei cioccolatini per l’attività commerciale che svolgono in convento, le monache ribelli della comunità delle Clarisse hanno comunicato per raccomandata legale all’arcivescovado di Burgos la loro decisione, irrevocabile, di abbandonare la Chiesa cattolica. Un comunicato diffuso a mezzo social che recita così:
“Ci separiamo liberamente e volontariamente, all’unanimità e con allegria di spirito“.
Questo gruppo di agguerrite suore avevano annunciato il 13 maggio la decisione di mettersi sotto la tutela e la giurisdizione di Pablo de Rojas Sanchez-Franco. E quindi di afferire alla sua Pia Union de Santi Pauli Apostoli, che non è in comunione con Roma. E il cui fondatore è stato scomunicato nel 2019.
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Perché lo hanno fatto? Perché nel 2020 la comunità aveva raggiunto un accordo con il vicino vescovado di Vitoria per acquistare il convento di Orduña, nei Paesi Baschi. L’operazione immobiliare fu bloccata dal Vaticano perché per reperire i fondi per l’acquisto, le monache avrebbero voluto vendere un monastero.
Da qui, la decisione di non riconoscere più il Papa, che è una farsa. Le Clarisse continueranno a servire Dio, ma lontano dalla Chiesa.
Vi abbiamo già spiegato qui cosa significhi uno scisma e a cosa può portare. Ma le ribelli non hanno paura della scomunica, che loro considerano senza valore.
Convocate dal Tribunale Ecclesiastico, come Monsignor Viganò non si sono presentate. E ora l’arcivescovato di Burgos potrà dichiarare la loro scomunica, che dovrà essere sottoscritta dall’arcivescovo Mario Iceta, già vittime della “rabbia” delle monache, qualche settimana.