Kim Kardashian, assieme all’attore Cooper Koch, è andata a trovare i fratelli Lyle ed Erik Menéndez in carcere a San Diego perché da anni è un’attivista per i diritti dei detenuti. Dal 2018, infatti, si occupa di sostenere la revisione di condanne all’ergastolo per crimini collegati alla droga, collaborando con l’avvocato Brittany Barnett, fondatrice di “Buried Alive”. L’imprenditrice e influencer, figlia del celebre legale Robert, che a suo tempo si occupò della difesa di O.J. Simpson, ha anche superato l’esame per diventare avvocato. Durante la sua attività è riuscita a far scarcerare 17 detenuti condannati all’ergastolo per reati non violenti legati alla droga. Ha ottenuto in parte la grazia per Julius Jones, un ergastolano condannato a morte.
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Kardashian non ha parlato (direttamente e da sola) con i fratelli Menéndez, in carcere con l’accusa del doppio omicidio dei loro genitori nel 1989, delle loro durissime critiche nei confronti della seconda stagione della miniserie antologica Monsters, disponibile su Netflix, incentrata sulla loro storia e definito “ritratto disonesto“.
Si è confrontata invece con 40 detenuti, tra i quali anche Erik e Lyle, per parlare di Greenspace, una strategia di riforma che intende migliorare i cortili delle carceri per agevolare la riabilitazione, fortemente promossa proprio dai fratelli Menéndez.
Kim Kardashian si è espressa su questo aspetto particolare della sua vita in una lunga intervista a Vogue del 2023:
“I casi da seguire mi arrivano da persone diverse e per motivi diversi. Molti mi arrivano tramite lettere o da altre persone, ma quando mi occupo di qualcosa voglio sempre prendermi il tempo necessario per conoscere la persona che voglio aiutare. A volte, se non si tratta di un caso di emergenza, mi capita di andare in visita in carcere, ma se c’è la minaccia di un’esecuzione, non c’è tempo, bisogna agire.
Quando si visita un carcere e si ha la possibilità di incontrare i detenuti, queste sensazioni non svaniscono, anzi ti spingono ancora di più a capire quanto sia ingiusto il nostro sistema e quanto sarebbero diverse le cose se avessimo dei centri di riabilitazione al posto dei carceri“.