Il nome di Emanuela Orlandi, la giovane scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. riempie ormai da anni la cronaca nera del Belpaese; periodicamente, infatti, emergono nuovi presunti indizi utili a risolvere una volta per tutte il mistero, tra questi, recentemente una collanina indossata dalla ragazza, ma in passato si è parlato anche di testimonianze esclusive rilasciate da personaggi più o meno attendibili, riaprono ciclicamente, spesso in forma anonima, il dibattito su uno dei misteri più insondabili della cronaca nera italiana.
Dicevamo, ultima in ordine di tempo, nel novero delle presunte tracce chiamate a far luce sulla sorte della quindicenne residente in Vaticano, è giunta una foto che ritrae la collanina giallorossa indossata dalla ragazza.
Un’immagine, pubblicata in esclusiva da Il Fatto Quotidiano l’8 febbraio 2024, che Pietro Orlandi, fratello di Emanuela e da anni impegnato nella ricerca della verità, avrebbe ricevuto da un uomo, all’epoca dei fatti vicino ai Nar (gruppo terroristico di destra), coinvolto, a suo dire, nel presunto rapimento di Emanuela.
Una testimonianza che Orlandi aveva reso pubblica già qualche giorno prima, ospite del programma televisivo Verissimo. Riportiamo qui il racconto, riferito da Orlandi in trasmissione usando la prima persona singolare: nella dichiarazione, l’anonimo fa riferimento ad alcuni presunti festini cui, contro la loro volontà, partecipavano in quegli anni alcune ragazzine della zona, specificando però altresì che il destino subito da Emanuela sarebbe stato diverso da quello di altre giovani
Quella del crimine a sfondo sessuale è solo una delle tante teorie avanzate negli anni in merito alla scomparsa di Emanuela Orlandi; da Ali Agca e il terrorismo turco, dalla Banda della Magliana allo Ior, innumerevoli i nomi e le personalità tirate in ballo più o meno sensatamente, per cercare di risolvere un intrigo senza fine.
“Mi hanno chiamato come al solito per andare all’appuntamento per prendere una ragazzina come negli altri mesi e consegnarla a delle persone. Questa volta era il 22 giugno, c’era anche stavolta una ragazzina, ma a differenza delle altre volte, è stata portata altrove [fuori Roma].
Io e un altro siamo stati mandati a fare una telefonata alla sala stampa vaticana, cercavamo Casaroli, ma non c’era.
Secondo indicazioni, abbiamo riferito che avevamo [rapito] Emanuela Orlandi. Poi [io] sono stato richiamato a luglio per andare a Londra, ma quello che è accaduto nel frattempo non lo so. Posso immaginare alcune cose, ma ti racconto solo ciò che so perché c’ero”
Il testimone anonimo cita nel suo racconto il cardinal Agostino Casaroli, all’epoca Segretario di Stato Vaticano, come possibile “referente” del rapimento; un personaggio ambiguo, dalle abitudini peculiari, come ha ricordato lo stesso Pietro Orlandi ai giornali nel gennaio 2024, riportando una conversazione avuta con un religioso, caduto in disgrazia per il suo coinvolgimento con la Sacra Corona Unita (la mafia pugliese, ndr): “Se questo entra in Vaticano suonano gli allarmi… questa persona è stata arrestata perché aveva dei legami con la Sacra corona unita e per traffico di opere d’arte, però è sempre un monsignore che frequentava gli ambienti; mi ha detto che ci stanno cose gravi e poi anche cose che fanno sorridere.
Mi dice: ‘Vuoi sapere cosa faceva? Si faceva portare da due o tre massoni che aveva sempre attorno tre o quattro ragazzine sui 12-13 anni, consenzienti… Si faceva dare le mutandine, e faceva da solo… Poi gli dava qualche soldino e loro contente se ne andavano… non le toccava… erano ragazzine che andava a prendere in certi ambienti, zingarelle.. E questo me lo diceva come un fatto divertente, mentre le cose importanti, quelle gravi, non me le ha dette, peccato.”
Solo di recente, nell’estate 2023, è stata aperta la prima indagine ufficiale sulla scomparsa di Orlandi facente capo alla Chiesa Cattolica, su spinta di Papa Francesco, accanto a una commissione parlamentare d’inchiesta nazionale, istituita a novembre