Zerocalcare, al secolo Michele Rech, ha raccontato in più di un’occasione perché ha scelto questo nome d’arte, ispirato ad un vecchio spot di un ferro da stiro. La decisione nasce, in maniera casuale, negli anni ’90 quando il disegnatore partecipava a numerosi forum online di controinformazione in cui discuteva di politica e società. Aveva bisogno di un nick riconoscibile per poter interagire con gli altri, perché non erano ammessi i commenti anonimi.
Così, Rech scelse Zerocalcare ispirandosi allo spot di un ferro da stiro Imetec in voga in quel periodo. Nello spot, che potete rivedere qui, si vedevano delle particelle di calcare che provavano ad entrare in discoteca (il ferro da stiro, appunto), bloccate sulla sulla soglia dal buttafuori Zero Calc.
Dunque la motivazione che lo ha portato a scegliere questo pseudonimo divertente non nasconde ragioni filosofiche né angosciose riflessioni sulla vita. Ma è stata solo dettata dall’emergenza del momento. «Non è un gioco di parole, non c’è un significato profondo – ha detto -. Mi serviva un nick per partecipare a una discussione su un sito di controinformazione dove si litigava un sacco. In quel momento in TV c’era la pubblicità di Zerocal che era quel buttafuori. Ho messo quello e poi me lo sono tenuto».
Romano, classe 1983, Zerocalcare è uno degli artisti più amati dalle giovani generazioni per la sua capacità di raccontare la vita con ironia e disincanto, attraverso un alter ego spassoso e problematico al tempo stesso.
Dopo il grandissimo successo di Strappare lungo i bordi, Zerocalcare è pronto a tornare su Netflix con la nuova serie animata Questo mondo non mi renderà cattivo, disponibile dal 9 giugno.