Donatella Di Pietrantonio ha vinto il Premio Strega per il suo romanzo L’età fragile, con 189 voti. Un’importante riconoscimento per una delle scrittrici italiane più originali, che ha dedicato il premio alle donne:
“Prometto che userò la mia voce scritta e orale in difesa di diritti per cui la mia generazione di donne ha molto lottato e che oggi non sono più scontati“.
Donatella Di Pietrantonio nasce ad Arsita, in provincia di Teramo, il 5 gennaio del 1962, sotto il segno del Capricorno. La sua è una famiglia di origini contadine. I due genitori, Sabatino e Cesarina, come spesso succedeva in quegli anni, erano cugini. Di Pietrantonio cresce quindi nella casa a Colle Trotta, una contrada di Penne a venti minuti da Rigopiano.
Scrive da quando ha solo 9 anni, brillando per bravura fin dalla scuola elementare. In un’intervista al Corriere della Sera, Sabatino dirà che quella figlia speciale ha preso tutto dalla madre che chiamavano “la letterata”, perché era l’unica ad aver fatto la terza media.
Donatella è talmente brava che dalla terza avrebbero voluto promuoverla in quinta. Nonostante questo talento, i suoi studi non sono letterari. E per un motivo specifico. Vuole ripagare i grandi sacrifici fatti dai genitori per farla studiare, scegliendo un corso universitario che le possa dare subito un lavoro. Sceglie Odontoiatria e si laurea all’Aquila nel 1986. Inizia quindi a lavorare come odontoiatra pediatrica a Penne, in provincia di Pescara.
Ma la letteratura ha un richiamo troppo forte, così, come lei stessa rivela in un’intervista a Mangialibri, di giorno lavora come dentista e la notte come scrittrice. Questo porta alla pubblicazione del primo romanzo, Mia madre è un fiume, toccante racconto, pubblicato sempre per Einaudi, sul rapporto tra una figlia e una madre malata di Alzheimer.
Ma è con il terzo romanzo, L’Arminuta, vintore del Campiello, a diventare famosa. Anche in questo caso, è la relazione madre-figlia a essere al centro della narrazione della storia che vede come protagonista una tredicenne rispedita alla sua famiglia d’origine. Il libro è stato poi adattato per il cinema da Giuseppe Bonito.
L’età fragile, invece, rielabora un vero caso di cronaca avvenuto in Abruzzo, il delitto del Morrone e lo intreccia al storia di una madre che in pieno Covid vede tornare sua figlia da Milano. E non riesce a comprendere quale dolore la ragazza porti dentro di sé.
Di Pietrantonio è sposata e ha un figlio, di cui però non si sa nulla. In una lunga intervista concessa a Vanity Fair ha aperto il suo cuore sulla sua (possibile) malattia. Sua madre, infatti, ha avuto l’Alzheimer e ci sono alte probabilità che lei stessa sviluppi la patologia.
“La cosa più triste che ho visto nei tanti anni di malattia di mia madre era la riduzione graduale dell’autonomia e la dipendenza assoluta dagli altri, sempre più grave e totale. Questo è il motivo per cui, appena avrò un po’ di tempo, farò un testamento biologico, con la disposizione di non andare oltre un certo limite con le cure (…) Intanto posso dire di essere grata alla vita per avermi permesso di finire L’età fragile. Ho vissuto un anno segnato da lutti e perdite: portare a termine questo libro ha richiesto tutta la mia forza, ed è bellissimo vedere che quello sforzo sia stato ripagato“.