Ricorre oggi il 120esimo anniversario della nascita di Jean-Paul Sartre, uno degli intellettuali più influenti del XX secolo ed esponente di punta dell’esistenzialismo, una corrente filosofica che ha segnato profondamente il pensiero moderno. Vi raccontiamo qui la sua vita, indissolubilmente legata a quella di Simone de Beauvoir e caratterizzata da un forte impegno politico, per alcuni controverso, che ha contribuito a renderlo un’icona della ribellione intellettuale.
Jean-Paul Sartre nacque appunto il 21 giugno 1905 a Parigi, da una famiglia borghese. Orfano di padre a quindici mesi, crebbe sotto l’influenza del nonno materno Charles Schweitzer, che lo introdusse alla letteratura. Laureatosi in filosofia, si immerse nello studio di Husserl, Heidegger e Marx sviluppando il suo esistenzialismo, esposto in opere come L’essere e il nulla (1943) e L’esistenzialismo è un umanismo (1945). Al centro del suo pensiero c’è l’idea che “l’esistenza precede l’essenza”: l’uomo non ha una natura predefinita ma si crea attraverso le sue scelte, in un mondo senza Dio. Questa libertà assoluta è anche una condanna, poiché ogni decisione comporta una responsabilità totale sia per se stessi che per l’umanità intera.
Proprio la convinzione che l’uomo fosse sempre libero di agire, anche in situazioni estreme, guidò il suo impegno nella Resistenza francese durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo essere sfuggito alla prigionia tedesca nel 1941. Dopo la Liberazione divenne una figura di riferimento per la sinistra internazionale e fondò la rivista Les Temps Modernes nel 1945, promuovendo una “letteratura impegnata” che unisse arte e azione politica. Negli anni ’50 abbracciò il marxismo, pur mantenendo una distanza critica dal Partito Comunista Francese e dall’URSS, che denunciò per i gulag e la repressione ungherese del 1956.

Fervente anticolonialista, Sartre sostenne l’indipendenza algerina e nel 1960 firmò il “Manifesto dei 121”, difendendo il diritto alla disobbedienza civile, mentre nel 1962 sfuggì a un attentato dell’OAS. La sua vicinanza al maoismo e alla rivoluzione cubana, poi interrotta per divergenze con Castro, lo rese un simbolo della gioventù ribelle, fino al suo avvicinamento all’anarco-comunismo negli ultimi anni.
Sartre rifiutò sistematicamente gli onori istituzionali – la Legion d’onore nel 1945, una cattedra al Collège de France e persino il Premio Nobel per la letteratura nel 1964 – sostenendo che un intellettuale non dovesse diventare un’istituzione. La sua relazione con Simone de Beauvoir, iniziata nel 1929, fu un sodalizio intellettuale e sentimentale unico, basato su un patto di libertà che includeva relazioni aperte. Pur non convivendo mai stabilmente, i due collaborarono su progetti politici e culturali, condividendo un impegno femminista e anticapitalista.
Negli anni ’70 la salute di Sartre peggiorò drasticamente: un ictus, una cecità quasi totale e vari problemi respiratori lo costrinsero a dettare i suoi ultimi lavori. Morì il 15 aprile 1980 per un edema polmonare, e al suo funerale a Parigi parteciparono circa cinquantamila persone. È sepolto nel cimitero di Montparnasse accanto a de Beauvoir, che lo seguì nel 1986.