Il termine confiscato deriva dal verbo transitivo confiscare e si riferisce ad un bene che è stato sequestrato dallo Stato o dalla legge, a titolo di sanzione penale. Nello specifico, i beni confiscati possono essere immobiliari (case, alberghi, terreni, ville ecc) oppure veicoli (auto, moto ecc) o ancora aziende e imprese (locali, bar, hotel, negozi, hotel). Spesso nelle cronache si è parlato di beni confiscati alla mafia o ad imprenditori.
Con questo termine si fa riferimento a un istituto di diritto penale generale che consiste in quella misura che, quando applicata, porta all’esportazione a opera dello Stato delle cose mobili e immobili perché a vario titolo possono essere considerati attinenti al reato. La conformazione dell’istituto negli ultimi anni ha portato la giurisprudenza a parlare di “confische” e non più “confisca” per adeguarsi alla complessità di questo tipo di operazioni.
Questo tipo di fenomeno risale addirittura al diritto romano con evoluzioni storiche che hanno cambiato diverse cose seppur lasciandone inalterato il contenuto generale. Nell’antichità, e fino all’epoca repubblicana, erano diffuse diverse pratiche come la “dedicatio” cioè una pena sacrale che obbligava i colpevoli a offrire i propri beni alle divinità che erano state di fatto offese per i loro gesti. Risale al V secolo a.C. la forma più simile a quella vista oggi cioè la cd publicatio bonorum con la pubblicazione dei beni in favore dell’erario.
Oggi la confisca è ancora attiva, ovviamente, come capitato per la Sonrisa del Castello delle Cerimonie con l’accusa di abuso edilizio.