Nabucco, terza opera di Giuseppe Verdi con libretto di Temistocle Solera, debutta alla Scala il 9 marzo 1842, consacrando il compositore e segnando una svolta nella storia dell’opera italiana. Ambientata nella Gerusalemme biblica e nel regno di Babilonia, la vicenda narra della cattività degli ebrei, dominati da Nabucodonosor e oppressi nella loro nostalgia per la patria. Proprio questo tema rispecchiava la condizione italiana sotto la dominazione austriaca, tingendo l’opera di un significato politico che risuonò nel pubblico come un grido di riscatto nazionale.
La narrazione si snoda in quattro atti, tra drammi personali – l’orgoglio di Nabucodonosor, la vendetta di Abigaille – e la sofferenza degli ebrei in esilio. Il celebre “Coro degli schiavi ebrei”, noto come Va, pensiero, sull’ali dorate, diventa portavoce della nostalgia per la patria perduta, ispirandosi al Salmo 137. Questi versi malinconici, uniti alla melodia in Fa # maggiore dall’accompagnamento sommesso, creano un forte contrasto tra speranza e dolore.
Fin dalla prima esecuzione, il pubblico milanese interpretò Nabucco come allegoria della propria condizione sotto la dominazione straniera. Il coro “Va, pensiero” divenne una sorta di inno non ufficiale del Risorgimento, evocando un senso di unità e identità nazionale.
Graffiti con la scritta “Viva Verdi” iniziarono a comparire sui muri del Nord Italia che, oltre a celebrare il compositore, costituivano un messaggio in codice di sostegno a Vittorio Emanuele Re d’Italia.
Nabucco segna anche una svolta stilistica per Verdi. L’opera privilegia una struttura musicale lineare, con grande enfasi sui cori come veri protagonisti drammatici, piuttosto che su vocalismi decorativi . Il celebre coro degli schiavi non è solo un momento musicale, ma un fulcro “popolare” capace di aggregare emozioni collettive.
Nel corso degli anni, la figura di Verdi divenne quella di “padre della patria”. Alla sua morte nel 1901, migliaia di persone parteciparono alle esequie a Milano, accompagnate da un’orchestrazione monumentale di Va, pensiero diretta da Arturo Toscanini.