La profezia di Malachia è uno dei misteri più affascinanti della storia. Si tratta di una serie di brevi motti latini che, secondo la tradizione, descriverebbero in sequenza tutti i Pontefici della Chiesa Cattolica, dal XII secolo fino alla fine dei tempi. Questo elenco profetico ha alimentato dibattiti, speculazioni e timori escatologici, soprattutto per l’ultima previsione, che preannuncerebbe la fine della Chiesa così come la conosciamo.
Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis
Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.
La leggenda attribuisce la profezia a San Malachia, un arcivescovo irlandese vissuto nel XII secolo, noto per la sua devozione e per episodi di visioni mistiche. Secondo il racconto più diffuso, durante un viaggio a Roma nel 1139, Malachia avrebbe avuto una rivelazione divina in cui gli venivano mostrati i futuri Papi, ognuno accompagnato da un motto descrittivo. L’elenco sarebbe stato poi consegnato a Papa Innocenzo II e dimenticato negli archivi vaticani per secoli, fino alla sua pubblicazione nel 1595 a opera del monaco benedettino Arnold de Wyon.
Tuttavia, non ci sono prove storiche che attestino l’esistenza del manoscritto prima della fine del XVI secolo. Molti studiosi ritengono che la profezia sia stata in realtà una falsificazione creata per favorire alcuni candidati al conclave dell’epoca, sfruttando motti che si adattavano perfettamente ai Papi già eletti fino ad allora.

Il testo, come detto, si compone di 112 brevi frasi in latino, ognuna riferita a un Papa. Alcuni motti sono chiari riferimenti a stemmi araldici o origini geografiche, mentre altri risultano più criptici. Ad esempio:
“Ex castro Tiberis” (Dal castello del Tevere) – interpretato come un riferimento a Celestino II (1143-1144), nato nei pressi del fiume Tevere.
“Pastor angelicus” (Pastore angelico) – attribuito a Pio XII (1939-1958), un Papa dalla forte spiritualità.
“De labore solis” (Dal lavoro del sole) – associato a Giovanni Paolo II (1978-2005), nato durante un’eclissi solare.
Secondo l’elenco, il 112° Papa è descritto con il motto “Petrus Romanus”, il quale, secondo l’interpretazione più diffusa, guiderà la Chiesa durante un periodo di grandi tribolazioni prima della sua rovina definitiva.
Molti sostenitori della profezia hanno cercato di collegare i motti ai Papi più recenti. Ad esempio, Benedetto XVI (Papa n. 111) era identificato con “Gloria olivae”, un motto interpretato come un riferimento ai Benedettini o a un simbolismo di pace. L’attuale Papa Francesco non viene esplicitamente nominato, anche se in teoria sarebbe il 112, poiché il suo predecessore non è morto in carica, ma il suo pontificato è stato comunque collegato alla previsione finale.
Come detto, gli storici e i teologi tendono a considerare la profezia di Malachia un falso del XVI secolo. Le descrizioni dei Papi anteriori al 1595 sono incredibilmente precise, mentre quelle successive risultano vaghe o forzate. Inoltre, il manoscritto originale non è mai stato ritrovato e la sua autenticità non è mai stata ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa Cattolica.
Nonostante ciò, la profezia continua ad affascinare e a essere citata ogni volta che un Papa muore o si dimette.