Sembra l’incipit di un giallo d’autore con venature fantasy, ma il caso del “Greenbrier Ghost” è davvero unico nella storia giudiziaria: un omicidio risolto grazie alla testimonianza di un fantasma. O meglio, alla determinazione di una madre convinta che sua figlia fosse stata uccisa. La giovane donna, Elva Zona Heaster Shue, fu trovata morta il 23 gennaio del 1897. E rivelò la verità sulla sua morte apparendo in sogno alla madre. Ciò portò alla riesumazione del corpo, alla scoperta di prove decisive e alla condanna del marito, Erasmus Shue, per omicidio.
La sua morte di Elva Zona Heaster Shue, inizialmente considerata naturale, nascondeva un segreto. Solo grazie alle apparizioni del suo “fantasma” alla madre e alla determinazione di quest’ultima, la verità emerse.
Elva Zona Heaster, conosciuta come Zona, aveva sposato Erasmus “Edward” Shue, un fabbro, nell’ottobre del 1896. Tuttavia, solo tre mesi dopo, il corpo di Zona fu ritrovato senza vita ai piedi delle scale della loro casa. Il primo a trovarla fu un ragazzo inviato dal marito per un incarico. Il medico locale, George W. Knapp, giunto sul posto, trovò Erasmus intento a preparare il corpo della moglie per la sepoltura, vestendola con un abito a collo alto e posizionando un velo sul suo viso. Nonostante il comportamento sospetto del marito, il medico attribuì la morte a “complicazioni da gravidanza”, senza un esame approfondito.

Durante il funerale, Erasmus si comportò in modo strano, manipolando il collo della moglie e insistendo nel coprirlo con un foulard che sosteneva fosse il suo preferito. Mary Jane Heaster, madre di Zona, sospettava già che la morte della figlia non fosse naturale. Convinta che il genero fosse colpevole, pregò intensamente per ricevere un segno. Dopo settimane, Mary Jane affermò che il fantasma di Zona le era apparso in sogno per quattro notti consecutive, rivelando che Erasmus l’aveva uccisa strangolandola durante un litigio.
Mary Jane portò questa storia al procuratore locale, John Preston. Sebbene scettico sulla testimonianza soprannaturale, Preston ordinò la riesumazione del corpo per un’autopsia, durante la quale furono scoperte prove schiaccianti. Il collo di Zona era spezzato e presentava segni di strangolamento. Erasmus Shue fu immediatamente arrestato e processato.
Durante il processo, la madre di Zona fu la testimone principale. Il legale della difesa tentò di screditarla, interrogandola sulla storia del fantasma, ma Mary Jane rimase ferma nella sua versione. Questo, insieme al comportamento strano di Shue e alle prove fisiche, convinse la giuria della sua colpevolezza. Il 22 giugno 1897, Erasmus Shue fu dichiarato colpevole e condannato all’ergastolo. Morì in prigione tre anni dopo, durante un’epidemia.