In breve tempo il suo libro, La morte non esiste, edito da HarperCollins, è diventato un best seller in Francia. Il motivo è presto detto. Stéphane Allix, apprezzato reporter transalpino, prova a raccontare cosa succede dopo la morte. E lo fa con il piglio del giornalista d’inchiesta. Per Allix, una volta esalato l’ultimo respiro la vita non si interrompe, anzi. Secondo lui la nostra coscienza ha una dimensione spirituale, l’anima, che va oltre la fisiologia del corpo.
Allix si è avvicinato a questo argomento, cruciale nella vita degli uomini, dopo la scomparsa dell’amato fratello Thomas in un incidente in Afghanistan, avvenuta 32 anni fa. Da quel momento capire dove possa essere andato è diventato elemento prioritario della sua vita e della sua professione.
Visualizza questo post su Instagram
La comprensione, però, è stata per così dire innescata anche dall’antico rituale dell’ayahuasca (di cui vi avevamo parlato qui) e dall’assunzione di psilocibina, una sostanza psichedelica contenuta in alcuni funghi allucinogeni (LSD). Stéphane Allix dunque è arrivato alla conclusione che appunto la morte sia solo un passaggio di forma. Racconta al Corriere della Sera:
“Sono arrivato a questa conclusione dopo anni di indagine, tra ricerche scientifiche ed esperienze personali. La mia è un’inchiesta giornalistica, e mi ha portato alla convinzione che la coscienza non scompare nel momento della morte. Esiste un aspetto più profondo e misterioso della coscienza, e sembra che continui a esistere quando il cervello non funziona più. Questa non è un’idea, né qualcosa che vada contro l’osservazione scientifica; è un’esperienza che possiamo fare in molti ambiti legati alla coscienza, come i vissuti soggettivi di contatto con un defunto (vscd)“.
Allix parla anche delle cosiddette NDE, ovvero Near death Experience, le esperienze di pre-morte. E cita il lavoro del cardiologo olandese Pim van Lommel, secondo cui “è possibile essere coscienti anche quando tutte le funzioni cerebrali sono cessate“. Secondo lo scrittore francese, ideatore e conduttore della serie di documentari televisivi Enquêtes extraordinaires, fondatore dell’INREES (Institut de Recherches sur les Expériences Extraordinaires), nonché direttore editoriale della rivista Inexploré, queste esperienze non sono dei residui di attività fisiologiche. Bensì, di un’attività più profonda che va oltre quella neuronale.
“Cosa chiamiamo morte? È solo un’interruzione del funzionamento del corpo e del cervello. Ma noi non siamo solo corpo, e questo lo sappiamo da millenni anche grazie ai diversi insegnamenti spirituali. C’è qualcosa molto in profondo nel nostro essere che possiamo chiamare anima o coscienza, e che continua a esistere quando corpo e cervello smettono di funzionare”. Nel libro è definita come coscienza fondamentale non locale“.
Allix è riuscito a vedere suo fratello anni dopo la morte, al termine di un rituale con l’ayahuasca.