Tra le tantissime, tragiche storie che ci sono pervenute dell’epoca della Shoah, la più famosa è probabilmente quella di Anna Frank, ragazzina ebrea nata in Germania e rifugiatasi in Olanda, e del celeberrimo diario che scrisse durante le persecuzioni naziste ai danni suoi e della sua famiglia prima di essere catturata e imprigionata in un campo di concentramento, dove morì nel 1945. Per molto tempo gli storici hanno usato il 31 marzo come data ufficiale in cui la giovane si spense, ma si tratta di una convenzione: vediamo allora di risalire alla vera data della sua morte.
Annelies Marie Frank, detta Anne (e italianizzata da noi in Anna) nacque a Francoforte sul Meno il 12 giugno del 1929 da una famiglia di ebrei riformati, e trascorse i primi anni della sua vita in Germania, educata dal padre che le trasmise un grande amore per la lettura. Nel 1933 il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) vinse le elezioni comunali a Francoforte, e ciò alimentò la frequenza di attacchi antisemiti in città: per questa ragione il padre di Anna, l’imprenditore Otto Frank, decise di accettare l’offerta di aprire una filiale della sua azienda ad Amsterdam; l’intera famiglia completò il trasferimento nel 1934.
Una volta ad Amsterdam, Anna frequentò una scuola pubblica montessoriana, in cui cominciò a mostrare il suo talento per lettura e scrittura; mentre la situazione in Germania precipitava progressivamente, Otto riuscì ad aprire una seconda ditta in Olanda, mostrandosi ottimista riguardo al futuro. Lo scoppio della seconda guerra mondiale, tuttavia, diffuse tuttavia una forte inquietudine nei tanti rifugiati ebrei che vivevano in Olanda; e dal 1940 anche la famiglia Frank dovette subire impotente la perdita progressiva dei propri diritti a causa delle leggi antisemite promulgate in seguito all’occupazione tedesca del Paese; Otto dovette cedere le aziende ai suoi soci ariani, per evitarne la confisca.
Nel 1942 Anna ricevette per il suo tredicesimo compleanno un quadernino a quadretti sul quale cominciò a raccontare le proprie esperienze di vita; qualche giorno più tardi, la sorella maggiore Margot fu invitata a presentarsi all’ufficio centrale per l’emigrazione ebraica per la deportazione in un campo di lavoro, pena l’arresto della sua intera famiglia. Otto aveva già preparato un nascondiglio per sé e per i suoi cari dietro la sede della sua ditta, e questo imminente pericolo lo spinse a mettere in pratica il suo piano di sfuggire alle autorità: iniziò così il periodo di clandestinità della famiglia Frank, che durò nel complesso più di due anni.

La convivenza forzata in uno spazio ristretto, senza poter uscire né attirare l’attenzione di chi stava all’esterno, era particolarmente dura per la giovane Anna, che trascrisse le proprie difficoltà sul suo fidato diario e cercò di distrarsi leggendo i tanti libri di cui era fornito il nascondiglio. Il 4 agosto 1944 la Gestapo vi fece però irruzione, arrestando i clandestini tra cui la famiglia Frank; dopo vari interrogatori e trasferimenti in diversi campi di transito e smistamento, vennero caricati su un treno per Auschwitz. Un mese dopo, nel novembre del 1944, Anna e Margot vennero trasferite nel campo di Bergen-Belsen; entrambe si ammalarono di tifo esantematico nel giro di pochi mesi e morirono (prima Margot, il giorno dopo Anna) all’inizio del 1945.
La data ufficiale della morte di Anna, stabilita dalle autorità olandesi in seguito ad alcune ricerche svolte dalla Croce Rossa, che aveva circoscritto il decesso al mese di marzo 1945, è fissata per il 31 marzo, a sole due settimane di distanza dalla liberazione di Bergen-Belsen da parte delle forze americane. Non si tratta dunque del giorno esatto in cui la giovane si spense, ma solo di una data approssimativa, in seguito utilizzata per convenzione dagli storici. Nel 2015, gli storici della Casa-Museo di Anna Frank ad Amsterdam hanno effettuato nuove ricerche a riguardo, basandosi non solo sul racconto di testimoni oculari che condivisero la prigionia con Anna e Margot, ma anche sugli archivi di Bergen-Belsen e della Croce Rossa.
Le sorelle Frank contrassero la febbre da tifo nello stesso periodo, e alcune delle loro compagne di prigionia raccontano che esse manifestavano i sintomi della malattia già intorno al 7 febbraio, per poi non essere più viste in giro per il campo; poiché solitamente un malato di tifo, specie nelle pessime condizioni di vita in cui versavano le due giovani, muore entro 12 giorni dalla comparsa dei primi sintomi, è impossibile che esse siano sopravvissute fino a marzo 1945. Di conseguenza, pur non potendo determinare una data esatta, gli storici fanno ora risalire la morte di Anna Frank alla prima metà di febbraio del 1945.