Morto negli attentati dell’11 settembre 2001, l’artista afroamericano Michael Richards, maveva realizzato una scultura che molti hanno considerato premonitrice di ciò che sarebbe accaduto; l’opera, risalente al 1999 e denominata “Tar Baby Vs. St. Sebastian”, ritrae la figura stilizzata di un pilota d’aereo da guerra, precisamente un cosiddetto “Tuskegee Airman”, trafitta da diciotto lance a forma di aerei, in una posa appunto analoga a quello del sacrificio di San Sebastiano, militare e martire cristiano del terzo secolo.
La mattina degli attentati dell’11 settembre 2001, Michael Richards stava lavorando nel suo studio, sito al piano 92 della Torre Nord del World Trade Center, quando lo schianto del primo aereo, all’altezza dei piani 93-99, rese impossibile qualsiasi tentativo di fuga: i detriti dell’esplosione ostruirono tutte le possibili vie di fuga e per il giovane e promettente scultore non ci fu nulla da fare. Tar Baby Vs. St. Sebastian prende il suo nome da una leggenda popolare afroamericana, che a sua volta dato origine all’uso dispregiativo della locuzione “tar baby” (bambino/bambolotto di pece, ndr) in riferimento alla popolazione afroamericana.
La scultura, alta circa 2 metri e realizzata in resina e acciaio, ha come modello ispirativo proprio il corpo di Richards; lo scultore era infatti solito usare se stesso come calco: l’opera è parte di una più vasta collezione che comprende diverse raffigurazioni, in varie pose, dei Tuskegee Airmen. Si designavano con questo termine i piloti afroamericani ammessi al programma d’addestramento finalizzato all’arruolamento nelle file statunitensi durante il secondo conflitto mondiale; il nome collettivo degli aspiranti piloti derivava dalla cittadina di Tuskegee, in Alabama, sede del campo di addestramento.
Da una minoranza ad un’altra, la storia di vita di San Sebastiano ricorda le tribolazioni delle prime comunità cristiane sotto il declinante Impero Romano d’Occidente; nato nell’odierna Narbonne, il giovane Sebastiano si trasferì in giovane età a Roma, dove, assurto ben presto ad alti ranghi militari, era depositario di un’ottima reputazione presso il popolo. E quando un giorno due giovani cristiani furono arrestati per ordine del prefetto, Sebastiano si mise a loro difesa, esortandoli a perseverare nel loro credo, e convertendo un buon numero di presenti. Venuto a conoscenza dell’impresa, l’imperatore Diocleziano, feroce oppositore delle comunità cristiane, fece a condannare a morte Sebastiano. Legato ad un palo, l’uomo fu trafitto da innumerevoli frecce. Creduto morto, fu abbandonato alle intemperie, ma una donna, accortosi che respirava ancora, lo portò a casa sua ne curò le gravi ferite. Ripresosi, Sebastiano andò a rimproverare pubblicamente Diocleziano per le sue malefatte; l’imperatore, attonito nel vederlo ancora vivo, ordinò che Sebastiano venisse flagellato a morte.