La figura del serial killer Ed Gein è una delle più note della storia. Questo anche grazie al franchise horror di Tobe Hooper, Non aprite quella porta, il cui macabro protagonista, Leatherface, fu modellato proprio su Gein. E al fatto che avesse ispirato la storia di Psycho di Alfred Hitchcock. Cos’aveva di speciale quest’uomo che seminò il terrore nel Wisconsin degli anni ’50? Dopo aver ucciso le sue vittime era solito creare dei piccoli manufatti con la loro pelle o altre parti del corpo. Un rituale raccapricciante che in qualche modo ne definì la sua personalità criminale.
Edward Theodore Gein nacque il 27 agosto 1906 a La Crosse, nel Wisconsin, sotto il segno della Vergine. La madre, Augusta T. Lehrke era una donna iper religiosa e sessuofobica. Il padre, George P. Gein, un uomo violento e alcolizzato. Edward aveva anche un fratello maggiore, Henry, morto in circostanze mai del tutto chiarite. Come spesso è stato ravvisato nella vita degli assassini seriali, la famiglia disfunzionale fu alla basse delle perversioni di Gein, cresciuto nel totale isolamento da una madre che lo aveva educato a temere l’immoralità del mondo. E a considerare il sesso come una cosa sporca e peccaminosa. Dunque, nella sua concezione, tutte le donne erano veicolo del demonio. Quando non spose devote e madri di famiglia.
In questo humus terribile, Ed crebbe in balia delle sue pulsioni, considerate però mostruose. Secondo alcune fonti aveva appena 10 anni quando provò un orgasmo vedendo la macellazione di un maiale. Segno di quella che sarebbe poi diventata una patologia psichiatrica vera e propria, la necrofilia associata a un disturbo maniacale. Con una madre castrante, che spinse i figli a restare vergini tutta la vita, Ed, piuttosto gracile ed “effemminato” non conobbe mai una relazione normale. Manifestando quasi subito un comportamento sociopatico da manuale, con scatti di ilarità improvvisi, senza alcun motivo, anche in situazioni serie.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1940, i fratelli Gein dovettero iniziare a lavorare. Di lì a poco morì anche Henry, in un incendio nella fattoria Gein. Non fu mai certo, ma il decesso del ragazzo sarebbe stato provocato dallo stesso Ed, poiché non accettava i costumi più licenziosi del fratello.
Un altro duro colpo per Gein fu la morte di Augusta, nel 1945. La solitudine e il progressivo abbrutimento furono la miccia per l’inizio della sua carriera criminale. Agì indisturbato per svariati anni. Poi, nel 1957, l’arresto per l’omicidio di Bernice Worden, proprietaria di una ferramenta e madre del vice-sceriffo di Plainfield portò le autorità a una scoperta agghiacciante.
Gein, infatti, confessò di aver nascosto dentro la sua casa molte parti di corpi da lui trafugati dai cimiteri. O prelevate dalle donne brutalizzate. Reperti come nasi, teschi, gambali creati con pelle umana (l’elenco è lunghissimo). E anche cinture realizzate con capezzoli umani e persino delle vulve. Tutto fu catalogato e poi in parte distrutto dagli inquirenti.
Quella di conservare “souvenir” delle proprie azioni è una modalità molto frequente nei seriali. In gergo tecnico si chiamano trofei, una sorta di testimonianza ricordo degli omicidi compiuti, a testimonianza imperitura delle proprie gesta scellerate.
Nel quadro clinico delineato dai criminologi Gein non appariva solo come un necrofilo, ma anche come una personalità affetta da disturbo dell’identità. Si dice che abbia pensato a un cambio di sesso dopo il decesso della madre, per diventare donna e finalmente identificarsi con la genitrice. Da qui, il legame con Psycho. Dopo aver più volte evitato il processo per la sua condizione, nel 1968 i medici stabilirono che Gein potesse essere giudicato. Considerato però infermo mentale, scampò la sedia elettrica. Morì il 26 luglio 1984 nell’ospedale statale Mendota.