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Home » Cultura » Storia » Chi disse: “Dio me l’ha data e guai a chi la tocca”?

Chi disse: “Dio me l’ha data e guai a chi la tocca”?

Storia e potere nella frase simbolo di Napoleone: come un gesto nel Duomo di Milano è diventato manifesto del dominio imperiale.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti26 Maggio 2025
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L'incoronazione di Napoleone
L'incoronazione di Napoleone (fonte: ADO)
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Nel cuore gotico di Milano, sotto le guglie bianche del Duomo, Napoleone Bonaparte compie uno dei gesti più potenti e simbolici della sua carriera politica. È il 26 maggio 1805 quando, durante la cerimonia d’incoronazione a Re d’Italia, afferra la Corona Ferrea con le proprie mani e se la pone sul capo, pronunciando la celebre frase: “Dio me l’ha data, guai a chi la tocca”.

Quell’atto non fu solo un’ostentazione di potere: fu una dichiarazione ideologica. Dopo essersi fatto incoronare Imperatore dei Francesi a Parigi nel 1804, con un gesto altrettanto eclatante, allora tolse la corona dalle mani del Papa e se la mise da solo, Bonaparte conferma anche in Italia la sua volontà di essere padrone del proprio destino. Nessuna autorità superiore, neanche quella ecclesiastica, può legittimarlo più di se stesso.

Napoleone Bonaparte ritratto in un quadro attualmente al Belvedere di Vienna
Napoleone Bonaparte ritratto in un quadro attualmente al Belvedere di Vienna . Fonte: CataWIKI

Oltre a questo, poi, bisogna considerare anche il significato della Corona Ferrea. Questa, infatti, è un simbolo del potere regale longobardo e poi imperiale, ma anche un oggetto carico di storia e sacralità. Secondo la tradizione, infatti, al suo interno sarebbe contenuto un chiodo della croce di Cristo. Usata per incoronare Carlo Magno e altri sovrani del Sacro Romano Impero, era destinata a  conferire una solennità ancestrale all’evento. E Napoleone, da abile stratega della comunicazione politica, conosce perfettamente questo particolare.

Con questa frase passata alla storia, dunque, afferma l’origine divina del suo potere e ne sancisce l’inviolabilità. In sostanza è una sfida aperta a chiunque voglia contrastarlo, ma anche un messaggio preciso: il suo dominio non è un accidente della storia, bensì una missione. Non a caso, la frase diventa anche il motto dell’Ordine della Corona Ferrea, onorificenza istituita dallo stesso Bonaparte poco dopo l’incoronazione.

Nel tempo diversi storici e studiosi hanno ampiamente analizzato quel momento. Jean Tulard, tra i massimi esperti di Napoleone, ad esempio, sottolinea come l’auto incoronazione e l’uso di formule solenni siano state parte di una precisa strategia per costruire un culto della personalità. In sostanza, non bastava governare ma occorreva apparire invincibili, legittimati da Dio e dalla storia.

Eppure, nonostante le sue ambizioni divine, anche il regno d’Italia di Napoleone dura poco, appena dieci anni. Ma quella frase, breve, scolpita e potente, resta incastonata nella storia come un simbolo del potere assoluto. E di quanto, in politica, le parole possano valere quanto le azioni.

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