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Home » Cultura » Storia » Un bambino, una sedia elettrica e un errore giudiziario: chi era George Stinney Jr., ispirazione de Il Miglio Verde

Un bambino, una sedia elettrica e un errore giudiziario: chi era George Stinney Jr., ispirazione de Il Miglio Verde

Ecco la vera storia di George Stinney Jr. simile a quella del protagonista del romanzo di Stephen King, Il miglio verde.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino16 Giugno 2025
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Chi era George Stinney Jr., il condannato a morte che ispirò Il Miglio Verde
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George Stinney Jr. nato a Pinewood il 21 ottobre 1929, era il quattordicenne afroamericano accusato dell’omicidio nel 1944 di due bambine, Betty June Binnicker e Mary Emma Thames, rispettivamente di 11 e 7 anni, ad Alcolu, nella Carolina del Sud. Il ragazzo morì il 16 giugno 1944, con un’orribile esecuzione sulla sedia elettrica. Nel 2014, dopo ulteriori indagini, la sua condanna fu cancellata. La sua figura ispirò a Stephen King la scrittura del romanzo Il miglio verde, dove il protagonista, John Coffey, finisce sulla sedia elettrica, accusato ingiustamente dell’omicidio di due bambine.

Il ragazzo, infatti, fu condannato a morte, sulla base di prove indiziarie, al termine di un processo durato appena un giorno. Quando gli fu chiesto se volesse dire le sue ultime parole, prima dell’esecuzione, il ragazzo non disse nulla e si limitò a scuotere la testa. L’esecuzione si tenne il 16 giugno 1944, sulla sedia elettrica.

George era talmente piccolo, che la maschera facciale utilizzata durante l’esecuzione, gli scivolò dal viso, mostrando il suo volto terrorizzato. Il caso fu uno dei più seguiti all’epoca, sia per l’età dell’imputato, la più giovane persona condannata a morte negli USA nel ‘900, che per l’efferatezza dell’omicidio. Le piccole, ritrovate in una pozza d’acqua, avevano infatti il volto quasi devastato.

George Stinney
George Stinney (fonte: CNN)

Dal punto di vista legale, però, come detto, le indagini fecero acqua da tutte le parti.  Nel 2004, lo storico George Frierson riuscì a riaccendere l’interesse sull’affaire Stinney. E con la collaborazione di un team di avvocati revisionò decine di documenti per scagionare il ragazzo.

I familiari dell’adolescente chiesero un nuovo processo il 25 ottobre 2013, sulla base della confessione di un uomo che, in punto di morte, rivendicò il duplice omicidio. A quanto pare, il vero colpevole faceva parte di una ricca famiglia bianca di Alcolu, che ebbe un ruolo decisivo nella condanna di Stinney.

Un anno dopo, altre prove apparvero. A partire da una dichiarazione dei fratelli di Stinney, secondo cui il ragazzino, nel momento degli omicidi, era con loro. Non solo. Emersero nuove rivelazioni circa la totale assenza di sangue sul luogo del delitto. L’assassino, dunque, uccise le bambine altrove, scaricando il loro cadavere nello stagno.

Inoltre, il compagno di cella di Stinney dichiarò che Stinney gli aveva parlato di una confessione estorta. Il 17 dicembre 2014, la giudice della corte di circuito Carmen Mullen annullò la condanna di Stinney. Il ragazzo non ebbe un processo equo e non ebbe una difesa efficace.

Come detto, Stephen King si ispirò alla tragica vicenda di George Stinney Jr. per il suo romanzo del 1996 Il miglio verde. Tuttavia, il libro non è una trasposizione diretta dei fatti e non esistono dichiarazioni dirette di King sulla vicenda di Stinney. L’unico riferimento indiretto fu in un’intervista al New Yorker del 2015 in cui lo scrittore raccontò della difficoltà di veder morire un innocente in un racconto, alludendo a un altro racconto scritto:

“Vedere qualcuno impiccato, anche se si tratta di un personaggio immaginario, non è mai piacevole. Ma, poiché ho dovuto vivere con Trusdale (protagonista di A Death, ndr) solo per un breve periodo, è stato più facile vederlo giustiziato che vedere John Coffey finire sulla sedia elettrica ne “Il miglio verde”. Questo in parte perché sapevo che Coffey era innocente, e in parte perché ho vissuto con Coffey per sedici mesi mentre scrivevo il libro. È diventato un amico. Jim Trusdale era solo un conoscente“.

Dunque, è plausibile che, come autore attento alle ingiustizie sociali, abbia incontrato il caso attraverso ricerche o discussioni sull’America razzista del XX secolo.

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