Nel cuore del Rinascimento italiano, tra fasti artistici e giochi di potere, spicca la figura di Girolamo Savonarola, frate domenicano che, con parole infuocate e visioni apocalittiche, ha scosso le fondamenta di Firenze sfidando i Medici e il Papa. Un predicatore controverso, capace di ispirare migliaia di seguaci e, allo stesso tempo, di attirare su di sé l’ira delle élite politiche e religiose.
Savonarola nasce a Ferrara nel 1452, in una famiglia colta e benestante. Dopo gli studi classici e una breve formazione in medicina, abbandona tutto per entrare nell’Ordine dei Domenicani. È il 1475, infatti, quando si rifugia in convento, mosso da una profonda disillusione verso la corruzione della Chiesa e la decadenza morale della società. Da quel momento, dedica la sua vita alla predicazione e alla riforma spirituale.

l destino lo conduce a Firenze nel 1490, dove inizialmente viene ignorato. Ma ben presto, le sue prediche, intrise di fervore religioso e cupe profezie, attirano le folle. Savonarola parla di castighi divini, del Diluvio imminente, della necessità di una vita pura. È un’epoca di crisi e i suoi messaggi trovano terreno fertile. Dopo la cacciata dei Medici nel 1494, poi, diventa il leader morale della città, trasformandola, almeno in apparenza, in una teocrazia.
Savonarola, però, non si limita alla predicazione. Promuove riforme sociali, istituisce un governo più partecipativo, combatte la corruzione e sostiene i poveri. Ma è soprattutto la sua crociata morale a lasciare il segno. Nel 1497, infatti, organizza il celebre “Falò delle vanità” dove profumi, specchi, abiti lussuosi, libri profani e strumenti musicali vengono bruciati in piazza come simboli della decadenza. In questo modo Firenze, per un breve periodo, sembra davvero diventare quella “Nuova Gerusalemme” da lui sognata.
Ma il suo potere ha un prezzo. Papa Alessandro VI, infastidito dalle sue accuse, lo scomunica. Savonarola, però, non si arrende. Continua a predicare, a denunciare la Chiesa corrotta, a rifiutare il compromesso. La sua ostinazione, unita al crescente malcontento tra i fiorentini, segna la sua fine. Dopo una fallita “prova del fuoco”, un evento simbolico pensato per dimostrare la sua legittimità spirituale, viene arrestato, torturato e condannato. Il 23 maggio 1498, Girolamo Savonarola viene impiccato e bruciato in Piazza della Signoria. Le sue ceneri, gettate nell’Arno per evitare qualsiasi tipo di venerazione postuma. Ad oggi, però, Savonarola divide ancora storici e appassionati. Per alcuni è un fanatico, per altri un profeta inascoltato. Di certo fu un uomo fuori dal tempo, capace di scardinare l’ordine costituito con la sola forza della parola.