Lina Merlin è stata una delle figure politiche più rilevanti della storia repubblicana italiana. Nota per aver dato il nome alla legge che ha sancito la chiusura delle case di tolleranza in Italia, è stata una delle prime donne a sedere in Senato e a distinguersi per il suo impegno sociale e politico.
Nata il 15 ottobre 1887 a Pozzonovo, in provincia di Padova, Angelina Merlin si laurea in Lettere e intraprende la carriera di insegnante. Durante il regime fascista, si oppone alla dittatura e decide di aderire al movimento antifascista Giustizia e Libertà, partecipando attivamente alla Resistenza. Per questo motivo viene arrestata nel 1944 e incarcerata a Milano fino alla caduta del fascismo. Dopo la Seconda guerra mondiale, poi, entra a far parte dell’Assemblea Costituente, contribuendo alla stesura della Costituzione italiana, ponendo particolare attenzione ai diritti delle donne.

In questo modo inizia il percorso che porterà alla legge 20 febbraio 1958, n. 75, nota come Legge Merlin. Questa sancisce l’abolizione delle case di tolleranza in Italia e dichiara illegale lo sfruttamento della prostituzione. Prima della sua entrata in vigore, infatti, la prostituzione era regolamentata dallo Stato attraverso le cosiddette “case chiuse”, ovvero bordelli legalizzati e controllati dalle autorità. Il provvedimento introdusse tre cambiamenti fondamentali:
- Chiusura delle case di tolleranza: l’Italia contava circa 560 case chiuse, nelle quali le donne esercitavano la prostituzione sotto rigidi controlli sanitari e amministrativi. La legge ne dispose la cessazione definitiva.
- Abolizione della regolamentazione statale: lo Stato smise di gestire e controllare la prostituzione, dichiarando illegittima qualsiasi forma di registrazione delle prostitute e di controllo sanitario obbligatorio.
- Punizione del favoreggiamento e sfruttamento: il provvedimento rese illegale qualsiasi attività legata allo sfruttamento della prostituzione altrui, come la gestione di bordelli e il favoreggiamento.
La legge, tuttavia, non proibisce la prostituzione in sé. In questo senso, dunque, chiunque, in modo autonomo e volontario, poteva continuare a esercitare l’attività senza incorrere in sanzioni. Andando oltre questa legge, però, l’attività politica della Merlin dura fino al 1963, quando si ritira a vita privata. Muore nel 1979, lasciando un’eredità politica importante nel campo dei diritti delle donne e della giustizia sociale. La sua battaglia contro lo sfruttamento della prostituzione, infatti, ha segnato un punto di svolta nella legislazione italiana e ancora oggi il suo nome è associato a un tema di grande rilevanza sociale e politica.