Olof Palme è stato uno dei leader politici più influenti della Svezia nel XX secolo. Socialdemocratico, pacifista e riformista, ha ricoperto la carica di Primo Ministro in due distinti periodi, dal 1969 al 1976 e dal 1982 fino al suo assassinio, avvenuto nel 1986.
Nato il 30 gennaio 1927 a Stoccolma, in una famiglia benestante, studia negli Stati Uniti presso il Kenyon College in Ohio. Qui subisce le influenze democratiche e quelle del movimento della lotta per i diritti civili. Una volta tornato in Svezia, poi, si laurea in giurisprudenza all’Università di Stoccolma.
Per muovere i primi passi nella politica, però, deve attendere il 1953. In quell’anno, infatti, diventa segretario personale del Primo Ministro Tage Erlander. Un’occasione per dimostrare il suo valore che Palme non si lascia sfuggire. Grazie alla sua eloquenza e capacità strategica, infatti, scala rapidamente i ranghi del Partito Socialdemocratico, fino a diventarne il leader nel 1969.
Tra gli atti più importanti proposti ci sono una serie di riforme volte a rafforzare lo stato sociale svedese, introducendo miglioramenti nel sistema sanitario, nell’istruzione e nei diritti dei lavoratori. Sostenitore di una politica economica basata su un forte intervento statale, poi, mira a ridurre le disuguaglianze sociali attraverso una fiscalità progressiva e un welfare state avanzato.

Sul piano dei diritti civili, inoltre, si batte per l’uguaglianza di genere, per la tutela ambientale e per una legislazione del lavoro più equa. La sua politica estera si contraddistingue per una netta opposizione al colonialismo, all’apartheid in Sudafrica e alla guerra del Vietnam. Posizioni che lo rendono una voce autorevole nella diplomazia internazionale.
Nello specifico Palme ha avuto un ruolo attivo schierandosi apertamente contro le ingerenze delle superpotenze nei paesi in via di sviluppo. In questo senso ha denunciato l’imperialismo statunitense in Vietnam ed ha criticato le dittature in America Latina, specialmente quelle in Cile e Argentina. Allo stesso tempo, si è opposto all’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968 e dell’Afghanistan nel 1979, dimostrando una posizione indipendente sia nei confronti degli Stati Uniti che dell’Unione Sovietica.
Sotto la sua guida, dunque, la Svezia si afferma come una nazione neutrale ma impegnata attivamente nella promozione della pace e dei diritti umani. Per questo motivo il suo assassinio, avvenuto la notte del 28 febbraio 1986, getta il paese nello sconforto.
Olof Palme viene ucciso a colpi di pistola mentre rientra a casa con la moglie Lisbet, senza scorta, dopo aver visto un film al cinema nel centro di Stoccolma. Il delitto scuote profondamente la Svezia, dando il via a una delle indagini più complesse della storia del paese.
Per anni, infatti, si susseguono diverse teorie e sospetti, ma l’assassino non è mai stato identificato con certezza. Solo nel 2020, la procura svedese indica come probabile responsabile Stig Engström, un grafico presente sulla scena del crimine. Nonostante questo, però, il caso viene chiuso per mancanza di prove definitive.