Nel 1924, Chicago fu scossa da un crimine che avrebbe segnato la storia giudiziaria americana: Nathan Leopold e Richard Loeb, due giovani brillanti e facoltosi, rapirono e uccisero il quattordicenne Bobby Franks. Spinti dal desiderio di compiere il “crimine perfetto” e dimostrare la loro superiorità intellettuale, pianificarono meticolosamente l’omicidio, scegliendo la loro vittima in modo casuale. Il caso divenne noto come il “crimine del secolo”.
![immagine ravvicinata di Leopold e Loeb](https://cultweb.it/wp-content/uploads/2025/01/immagine-ravvicinata-di-Leopold-e-Loeb.jpg)
Nathan Leopold e Richard Loeb provenivano da famiglie ebree benestanti di Chicago. Leopold, un appassionato ornitologo e linguista, parlava diverse lingue e aveva frequentato l’Università di Chicago. Loeb, considerato più socievole, si era laureato all’Università del Michigan a soli 17 anni. Nonostante le loro differenze, i due instaurarono un forte legame, diventando una coppia a tutti gli effetti, sostenuta dall’interesse per il crimine e dalla visione distorta della loro superiorità intellettuale. Ispirati da una combinazione di filosofia nichilista e narrativa poliziesca, concepirono l’idea di commettere il “crimine perfetto” per dimostrare la loro abilità e sfuggire alla giustizia.
Il 21 maggio 1924, attuarono il loro piano. Dopo aver scritto una lettera di riscatto giorni prima, scelsero casualmente Bobby Franks, un vicino di casa di 14 anni, come vittima. Lo attirarono in un’auto presa a noleggio con il pretesto di discutere di una racchetta da tennis. Una volta all’interno, uno dei due colpì il ragazzo alla testa con uno scalpello e gli mise un bavaglio in bocca.
Franks morì probabilmente per soffocamento nel giro di pochi minuti. Successivamente, nascosero parzialmente il corpo in un canale ferroviario e, tramite telefonate e lettere, chiesero un riscatto di 10.000 dollari ai genitori del ragazzo. Tuttavia, il corpo fu scoperto prima che il riscatto potesse essere consegnato, e diversi indizi, tra cui il ritrovamento degli occhiali di Leopold vicino al corpo, portarono la polizia a sospettare di loro. Di fronte alle prove schiaccianti, entrambi confessarono, fornendo un racconto freddo e distaccato di come avevano pianificato e realizzato il crimine.
Le famiglie di Leopold e Loeb assunsero il rinomato avvocato Clarence Darrow per la difesa. Darrow, noto critico della pena capitale, accettò il caso con l’obiettivo non di scagionare i due assassini confessati, ma di salvarli dalla condanna a morte. Il processo, durato 33 giorni tra luglio e agosto 1924, attirò l’attenzione nazionale. L’accusa, guidata dal procuratore dello stato Robert E. Crowe, presentò i due imputati come giovani privilegiati e spietati in cerca di emozioni forti, chiedendo al giudice di condannarli a morte. Darrow, da parte sua, difese i due come giovani disorientati e mentalmente instabili che meritavano misericordia, offrendo un appello eloquente contro la pena capitale.
Il giudice John R. Caverly emise la sua decisione il 10 settembre, condannando Leopold e Loeb all’ergastolo per omicidio e a 99 anni per rapimento. Caverly spiegò il suo verdetto sottolineando l’età degli imputati, entrambi sotto i vent’anni, e affermando che non era mai stata imposta la pena di morte in Illinois a persone che avevano presentato una dichiarazione di colpevolezza.
Dopo la condanna, Leopold e Loeb furono incarcerati nel Penitenziario dell’Illinois settentrionale vicino a Joliet. Nel gennaio 1936, Loeb fu ucciso in prigione da un compagno di cella. Leopold, invece, durante la sua detenzione, studiò lingue, riorganizzò la biblioteca del carcere, partecipando a esperimenti medici. Fu rilasciato sulla parola nel 1958, dopo aver scontato 33 anni, e si trasferì a Porto Rico, dove lavorò come tecnico ospedaliero fino alla sua morte nel 1971.
La loro storia ha ispirato numerose opere culturali, tra cui il film Nodo alla gola di Alfred Hitchcock e il romanzo Compulsion di Meyer Levin, evidenziando la continua fascinazione del pubblico per questo tragico episodio della storia criminale americana.