Che il fenomeno del brigantaggio sia complesso e quanto mai indefinibile si capisce dal fascino e dal fastidio che in egual misura ci colpiscono quando si parla di questi banditi. Qui, però, vogliamo parlarvi di tre donne, Filomena Pennacchio, Maria Oliverio e Michelina Di Cesare che sono passate alla storia come le più note briganti o brigantesse della storia. Tanto da diventare protagoniste della nuova serie di Netflix, Briganti. Povertà, violenza, riscatto si mescolano nelle vere vicende di queste tre figure femminili. Ecco le loro storie.
Filomena Pennacchio
Filomena Pennacchio, compagna del leggendario Giuseppe Schiavone, nasce a San Sossio Baronia, nell’avellinese, il 6 novembre del 1841, sotto il segno dello Scorpione. Suo padre Giuseppe è un macellaio. La madre, Vincenza Bucci, una contadina. Filomena lavora sin da bimba come sguattera per contribuire ai già modesti guadagni familiari. Resta orfana all’età di 12 anni. Dopo qualche tempo sposa un impiegato del tribunale di Foggia che la abusa e la violenta ripetutamente. Fino a quando Filomena, sempre più stanca, non lo uccide conficcandogli uno spillo in gola. Si dà alla macchia nel bosco di Lucera e diventa brigante.
Durante il periodo di latitanza, nel 1862, conosce e si innamora di Giuseppe Schiavone. Passionale e senza paura, Filomena partecipa a varie imboscate e attentati. Combatte a lungo contro Rosa Giuliani, moglie di Schiavone, la quale per rappresaglia fa arrestare marito e amante. L’uomo viene giustiziato, mentre Filomena, incinta, collabora con le forze dell’ordine e fa arrestare Agostino Sacchitiello di Bisaccia e la sua banda, Giuseppina Vitale e Maria Giovanna Tito.
Dà alla luce un bimbo registrato come trovatello. Viene arrestata e condotta ai lavori forzati. Muore a Torino nel 1915 dopo aver completamente stravolto la sua vita grazie all’incontro con delle suore, dedicandosi alla cura degli orfani e dei carcerati.
Maria Oliverio, Ciccilla
Maria Oliverio, detta Ciccilla, nasce a Casole Bruzio, in Calabria, il 30 agosto 1841, sotto il segno della Vergine, da Biagio e Giuseppina Scarcella. Il soprannome è legato alla sua lotta contro Francesco re delle Due Sicilie, detto Ciccillo. Filatrice, va in sposa giovanissima a Pietro Monaco e con lui si dà al brigantaggio. Dopo un breve periodo di detenzione, all’uscita dal carcere scopre il tradimento del marito con la sorella maggiore Teresa. Al culmine di una lite furibonda, dovuta anche a delle dicerie messe in giro per danneggiarla, Maria uccide Teresa con 48 colpi di Scure.
Rispetto ad altre Briganti, Maria Oliverio è capo della sua banda. Titolo che “onora” con numerose imprese, tra cui molti sequestri nei confronti di nobili locali e che condivide con il marito Pietro, con il quale nel frattempo di si rappacifica. L’insubordinazione di alcuni componenti della banda, però, porta dapprima alla morte di Monaco e poi alla cattura di Ciccilla, arrestata nel 1864. Viene condannata a morte, ma Vittorio Emanuele II le concede la grazia. Oliverio, quindi, finisce i suoi giorni nel carcere delle Fenestrelle, a Torino.
Michelina Di Cesare
La bellissima Michelina Di Cesare nasce a Caspoli, in provincia di Caserta, il 28 ottobre 1841, sotto il segno dello Scorpione, da Domenico Antonio De Cesare e Giuseppa Diodati. Come genitori e fratello è una bracciante. Sposa nel 1861 Rocco Zenga che la lascia vedova poco dopo. Nel 1862 l’incontro con Francesco Guerra, ex soldato borbonico e disertore con cui si dà alla macchia.
Michelina e Francesco entrano a far parte della banda di Domenicangelo Cicchino, detto Rafaniello con ruoli importanti. La donna diventa ben presto una brigante molto nota per la sua capacità militare. Attività che compie fino all’ultimo. Nel 1868, grazie a una delazione, Michelina e Guerra vengono catturati. La foto del cadavere della donna viene esposta come monito alla popolazione.