Il 6 e il 9 agosto 1945, le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki vengono distrutte da due bombe atomiche sganciate dagli Stati Uniti. Una decisione epocale, presa dal presidente Harry S. Truman, che mise fine alla Seconda guerra mondiale nel Pacifico ma aprì l’era nucleare. Le vittime civili sono almeno 200.000, molte delle quali muoiono nei mesi e negli anni successivi per gli effetti delle radiazioni. Ma come si è arrivati a quel momento drammatico?
Il contesto è quello della guerra nel Pacifico, iniziata con l’attacco giapponese a Pearl Harbor nel dicembre 1941.Dopo anni di combattimenti sanguinosi, Iwo Jima, Okinawa, Midway, il Giappone appare ormai sconfitto, ma non si arrende. I militari nipponici, legati a una cultura del sacrificio e dell’onore, infatti, non contemplano la resa incondizionata. Gli Stati Uniti, da parte loro, temono che un’invasione del Giappone possa costare centinaia di migliaia di vite americane, oltre a milioni di giapponesi. La bomba atomica, dunque, sviluppata in segreto durante grazie al Progetto Manhattan coordinato dal fisico J. Robert Oppenheimer, sembra essere per assurdo una via per abbreviare il conflitto.
Il 16 luglio 1945, ad Alamogordo, nel deserto del New Mexico, viene testata con successo la prima bomba. Poco dopo, durante la conferenza di Potsdam, gli Alleati emettono un ultimatum al Giappone: resa incondizionata o distruzione. Tokyo non risponde. Ed è così che il 6 agosto, il bombardiere Enola Gay sganciò su Hiroshima la bomba “Little Boy”, all’uranio. Tre giorni dopo, è la volta di Nagasaki, colpita dalla bomba al plutonio “Fat Man”. L’Impero giapponese capitola ufficialmente il 15 agosto 1945.

La portata della tragedia umana è incredibile ma, nonostante questo, gli Stati Uniti non sono mai stati condannati formalmente sul piano internazionale. All’epoca, infatti, non esisteva un tribunale penale internazionale come quello dell’Aia, e le leggi di guerra non contemplavano esplicitamente l’uso di armi atomiche. Inoltre, è il Giappone, paese sconfitto e aggressore nella guerra, a subire processi per crimini di guerra, mentre i vincitori restano immuni da giudizi. La questione rimane confinata, negli anni successivi, a un dibattito morale, storico e politico.
Molti storici, però, ancora oggi si interrogano sulla necessità reale di quelle due bombe. Alcuni sostengono che il Giappone fosse già sul punto di arrendersi, altri che fu anche un messaggio di forza rivolto all’Unione Sovietica in vista del dopoguerra. Tuttavia, documenti dell’epoca dimostrano che Truman e i suoi consiglieri vedevano l’arma nucleare come uno strumento per “salvare vite”, abbreviare il conflitto e consolidare la posizione americana nel nuovo ordine mondiale.
A distanza di 80 anni, comunque, Hiroshima e Nagasaki restano un monito universale. Le loro rovine, oggi memoriali di pace, ricordano i costi estremi della guerra e le responsabilità che l’umanità ha di fronte al potere della tecnologia.